L’italia, dentro gli attuali
scenari, non può permettersi di impaludarsi
in discorsi teorici né di inseguire guerre di poteri.
Gli americani lo hanno compreso, con tutti i rischi del caso. Dobbiamo ammetterlo.
Se una messaggio arriva dalla elezione di Trump in una potenza grande
ma appannata dal diffondersi di economie dei continenti orientali, è
quello dell’insorgere contro l’appiattimento delle politiche storiche e il
cercare soluzioni sperando che siano efficaci.
Non si può più resistere ancorati
a vecchie sicurezze, c’è un mondo che cambia, cambiano i mercati, l’Europa
zoppica in regole non funzionali se non ad interessi che certo non sono
popolari.
Questa anziana
signora europea non ha tenuto conto del fatto che molti vincoli senza un
riscontro politico economico chiaro e troppo legato a partiti e scadenze, tecnicismi
ed inutilità, alla lunga non avrebbe pagato.
Eppure la brexit
era stata un segnale come un segnale il perdurare della crisi e, adesso, le impreviste
politiche di Trump e quei prossimi appuntamenti del 2017 con le elezioni politiche in paesi come la Francia, l’ Olanda
ed una Germania in cui la Cancelliera
Merkel dovrà fare i conti tra investimenti urgenti, riforme strutturali tardive
e responsabilità fiscali.
Stessi conti
in Italia. Senza gli investimenti, che consentano di ampliare la domanda
interna, non ci sarà crescita ed occupazione, ma senza freni alle migrazioni,
anche con politiche estere che spingano quei paesi di svilupparsi, si manterrà
disordine e squilibrio, così come senza uscire dai moduli standardizzati
dettati dalle logiche dell’eurozona non potranno promuoversi le innovazioni che
permettono di decollare.
Io credo che
l’ Italia, spintonata da esigenze di stabilità e superamento delle non
conformità che la accomunano a Spagna,
Francia e Portogallo, stia giocando una partita difficile. Ma non può stare
ferma in ruoli vecchi e desueti.
Sarebbe un
errore resistere imbrigliata in tecnicismi, ingessata in visioni legate ai
partiti che per anni hanno voluto incastonarsi in proprie sicurezze.
E’ vero, per
cambiare occorre coraggio, quello che ti tolgono quando ti fanno intravedere
rischi e pene, ma quali altri rischi e pene oltre a quelli attuali di cui ci
lamentiamo tanto, dunque sentiti, dovrebbero frenare soluzioni possibili ?
D’altronde
ad ascoltare le variegate cantilene dai salotti politici televisivi che non
dicono nulla di più, la scelta oggi è: restare sordi e ciechi, rassegnati chissà ancora per
quanto tempo, o (perché no?) provare intanto nuove strade ed asfaltarle lì dove
servirà rimuovere le parti dissestate?