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Uno spazio aperto al confronto delle idee.

martedì 6 dicembre 2016

Stiamo sereni!

Ormai bando alle invettive, il referendum s'è fatto. 
Già, ma adesso chi ha personalizzato il voto anzichè contestualizzarlo comincia a temere che in effetti Renzi, da solo con il suo 40% ed il suo discorso ricco di tanto, potrebbe essere più forte del resto dei partiti politici, insieme Movimento 5 stelle, Forza Italia, Lega, e quella parte rivendicativa del PD, che ha vinto con il 60%! 
Si stanno contando i resti compreso il PD  con la sua alternativa di chi è risorto ed i sostenitori della conservazione del partito.
La prospettiva del proporzionale e di coalizioni che possano mettere insieme M5S, Salvini, Verdini e Berlusconi, perfino il Pd, rinverdisce l'ipotesi di governi, i tanti. Si chiamano "condivisione", " partecipazione" o alternanza i 70 governi circa che abbiamo vantato negli ultimi 64/65 anni?
E mentre gridiamo di volere la stabilità politica dobbiamo fare i conti con le memorie corte, con il voto che richiama il vecchio caro usato, le antiche certezze ed il gioco delle poltrone. Eppure lo spauracchio attuale è proprio il cambiamento che si pretende sia perfetto tutto e subito, e di perfetto credo proprio non ci sia nulla in un processo, piuttosto di perfettibile.
Fatta la legge di stabilità,si fa per dire,  entro Natale, questo governo trasloca. Poi?
Un altro, che condivida la legge elettorale mentre il temuto M.5stelle griderà che tale legge è contro di loro? Qui il popolo assiste alla routine: la centrifuga delle parole che lo richiamano, ne richiamano il suo bene. Intanto con il proporzionale non è che cambi molto. E poi il voto.
Chi crede veramente che entro la primavera possa essere proposta una riforma migliore per il popolo che metta insieme tutti i partiti?
Chi crede che possa essere prevedibile un sistema di governo che possa evidenziare responsabilità precise senza il ping pong del ributtare su altri ciò che non viene approvato? 

La chiamiamo democrazia e ci rassicura insieme ai discorsi su discorsi ed alle responsabilità di altri, ed il tempo passa nella immutabilità delle cose. 
Eppure per dare senso alle responsabilità di governo ed alle scelte degli italiani, il popolo dovrebbe potere scegliere: un governo per cinque anni e se non va bene un altro per il successivo periodo. La democrazia competitiva è senz'altro migliore.
Ma in verità abbiamo paura di una repubblica presidenziale. La chiameremmo dittatura!
Preferiamo andare a votare liberamente quelli che i partiti scelgono per il nostro bene in un sistema che scelgono liberamente per governare il paese.  Ne abbiamo fulgidi esempi....e l'ultima volta alle urne gli italiani hanno confermato Berlusconi...Può darsi che confondo il campionato elettorale con un campionato di calcio....
Sarà che manca proprio un programma politico, perché da anni siamo ultimi per crescita.
Ma che dico! Stiamo sereni!

sabato 3 dicembre 2016

Se provo a ragionare su un voto.....

Mi hanno chiamato ad esprimere un voto. Occorre pensare bene per navigare nella vita sociale e politica. Eppure l’ascolto dei continui intensi interventi di quanti sostengono il si o il no, suggerendo paure inconsulte e freddezze della logica politica, visioni conservatrici e  cannocchiali del futuro, fa sembrare il navigatore addirittura taroccato!  
Tanto accade, in politica e nella vita, quando si tratta di lasciare il vecchio a cui si è abituati per un nuovo in cui ogni possibile pre-visione sembra buona o cattiva, ed è decisamente facile farsi fuorviare.
D’altro canto l'iter parlamentare della riforma, stante la procedura prevista dall'articolo 138 della Costituzione, dopo che alla doppia lettura tra Camera e Senato non si è ottenuta la maggioranza dei due terzi in Parlamento, prevede il referendum popolare!
Ed allora il cittadino deve pensare al di là della simpatia o della anti-patia sull’attuale governo. Mi chiedo cosa avremmo detto con il governo Berlusconi, o Letta, o Monti, o…. 
Non mi piacciono i no per una riforma perché siano no contro un governo. Non è così che funziona! Ricordo quante volte si è gridato di cambiare. Il no al cambiamento non potrebbe essere una incoerenza? Insomma perché dovrei ritenere che qualcun altro potrebbe fare meglio tutto e subito, dopo 40 anni di ritardi e fermi?
Occorre non lasciarsi prendere dalle solite invettive. Provo a mettere un poco di ordine a modo mio per capire cosa si dice.
http://www.corriere.it/includes2013/images/logo_firma.pngdi Camera
Sento trattare di difesa di democrazia e di condivisione, ma questa democrazia consociativa, spesso definita inciucio, non è un limite molto grave alla individuazione di responsabilità?  Non per nulla abbiamo avuto trasformismi incredibili e governi tecnici. Lo si è sempre detto!
Se una sola Camera legifera, ed in molti paesi è così, perché dovremmo preoccuparci di limitare la democrazia? Se poi diventa più funzionale, pure con i limiti dovuti, prospettare  continui contenziosi tra Camera e il nuovo senato, condensi da parte degli stessi politici proprio un giudizio negativo che esprimono su se stessi! Si vedono pronti ad obiettare continuamente su norme che riguardano i territori invece che operare per facilitare il “buon governo” della cosa pubblica non creando condizioni di ingovernabilità?
Oggi è così nonostante i regolamenti parlamentari? Allora meglio riconoscere le responsabilità da addebitare ad una sola Camera o ai singoli rappresentanti politici!
Che se ne possa individuare con maggiore certezza il comportamento, facilita le scelte: ove non dovesse essere una maggioranza utile agli interessi del cittadino, beh, si può cambiare. Il voto non è soppresso e se il cittadino conserva le sue memorie, a ben poco potrebbe servire ai deputati non sfiduciare il governo per “resistere” sulle proprie poltrone! Ce lo ricorderemmo! 

SENATO.
L’attuale composizione del senato non mi sembra assolutamente condizionante la democrazia. La Francia, come altri paesi, ha una sola camera e non è certo un paese autoritario!
Inoltre ricordo che si è sempre lamentata una grande distanza tra i senatori, gli interessi della politica e i territori. Dunque che il nuovo senato (si potrebbe chiamare anche diversamente) abbia rappresentanti del territorio che sono stati comunque eletti dal cittadino tant’è che presiedono Comuni o Consigli regionali, non è poi così sbagliato. E in quanto ad immunità  mi pare che la modifica dell’art. 68, del 1993, debba valere anche per i nuovi senatori.
Sul “valore” di quanti siederanno nel nuovo consesso occorre rimandare a chi, nel proprio territorio, li ha scelti ma se sono validi in Comuni e regioni, perché non dovrebbero esserlo altrove? Sono stati votati!
Il nuovo Senato, inserendosi nei temi legislativi che riguardano gli interessi dei territori, sia pure con emendamenti non  vincolanti, potrebbe animare il confronto  ed esprimere il senso di “partecipazione” e “condivisione” che oggi non è facile. O non c’è.
Penso, ad esempio, alle differenze che si sono create con le “competenze concorrenti” che hanno consentito diversità tra le regioni nella erogazione dei servizi o nella loro pianificazione, specie per quanto riguarda la sanità.
No, non credo che i cittadini che pagano le tasse debbano avere risposte diverse, ed il nuovo senato potrebbe piuttosto trovare una linea comune per mediare i divari, spesso insostenibili, derivanti dagli statuti speciali. E poi, quali sono oggi le condizioni se, nonostante  un obbligo di legge che è il pareggio del bilancio, il sistema  attuale crea divisioni e disparità?
Certo, chi ama dividere i territori non sarà d’accordo. Ma non si dividono i cittadini!
Trovo che sarà più facile per il cittadino giudicare i comportamenti amministrativi e politici del nuovo consesso ed una democrazia “competitiva” è sempre più responsabilizzante!http://www.corriere.it/includes2013/images/logo_firma.pngdi
nel nuovo consensnel

Una riflessione va fatta pure sulle Province: prima si chiudono con buona condivisione di tutti perché ritenute un doppione ed ora perché si dovrebbe piangere sul fatto che se ne rimarca la soppressione?

Costi
Ho sempre pensato che “ogni ficateddu di musca è sostanza” e se con la soppressione di stipendi, pensioni ed indennità dei senatori si può risparmiare, ben venga! Quante volte lo abbiamo gridato? I sindaci ed i consiglieri regionali che venissero eletti nel nuovo senato  non avrebbero l'attuale indennità da senatori oltre il compenso da sindaco o consigliere. Quindi la forbice del risparmio è tra lo 0,02 e lo 0,06 della spesa pubblica e non mi pare poi così inconsistente.  Sarebbero circa 830 miliardi da potere reinvestire su imprenditorialità ed occupazione.
A mio parere rimane il limite riguardo agli stipendi dei dipendenti dei gruppi parlamentari che per la verità non dovrebbero esserci. Se dovesse occorrere mi piacerebbe che i dipendenti dei gruppi parlamentari, se nece4ssari, fossero individuati per concorso pubblico e non per piacere e fiducia dei singoli!
Continuo a rammaricarmi del fatto che  i politici sentenziano che i risparmi si dovrebbero fare ogni giorno per essere efficaci. Mi dispiace perché, dal momento che quando dovrebbero risparmiare sui loro privilegi e si deve legiferare sui costi non sembra esserci una simile direzione, ci trovo dentro  una certa retorica che mi fa sentire presa in giro!
 
TEMPI
Un aspetto che mi sembra non sottovalutabile è il riconoscere che occorre darsi delle scadenze nel legiferare. Non dimentichiamo che si attendono tempi biblici o anche l’eternità per avere leggi. Che siano sempre più definibili dalla Camera è un valore che non trovo autoritario, piuttosto trovo responsabilizzante!

GOVERNABILITÀ
Trovo che  responsabilizzare chi legifera sia un valore, almeno per evitare che leggi approvate siano poi vanificate da incostituzionalità.
Ed il valore di costituzionalità non è sempre garantito! L’attuale sistema ha atteso molto, troppo tempo per esprimersi, per esempio,  sulla legge elettorale, dando il via ad ogni legittimo sospetto che chi siede attualmete in Parlamento potrebbe non doverci essere. Eppure non c’è stata alcuna dimissione degli attuali parlamentari, la Consulta ha solo congelato i ricorsi sull’incostituzionalità della legge elettorale,  non esprimendosi sulla loro ammissibilità, ed è un bel dire su retroattività o meno!
Anche l’elezione del Presidente della Repubblica è legata alla governabilità. Se in Parlamento non si garantisce una rappresentatività politica di maggioranza finisce che si assiste a diverse sedute solo per arrivare ad abbattere il quorum della maggioranza assoluta. Strategie che di certo non offrono la misura della stabilità.
Ma se responsabilizzare la parte politica di maggioranza, per competere, serve a dire al cittadino chi fa che cosa, perché dovrei preoccuparmi se, al settimo scrutinio che segue il disaccordo sul candidato,  può essere la maggioranza a dettare la scelta?
Ma fino ad ora si è assistito al massimo accordo?

Ecco, credo di avere toccato i punti salienti ma fino a domani c’è ancora tempo per confrontarmi. Quello che voglio è decidere senza acrimonie! 
Tu che ne pensi?

giovedì 1 dicembre 2016

Tra i fuochi della controversia.

Scriveva Alexander Pope
Chi è impegnato in una controversia si preoccupa della verità quanto il cacciatore si preoccupa della lepre. “. Ma quali verità in questo contrasto di opinioni che sta animando la politica italiana sul referendum?
Dai molti interventi a difesa del bicameralismo, per dirne una, non si capisce perché solo le due camere dovrebbero garantire la democrazia. Eppure la democrazia si regge in Francia, come in altre nazioni, con una sola camera!
C’è anche chi preme sulla caduta di questo governo, comunque vadano i mercati, perché quella è la speranza di ritornare ad occupare spazi impediti in questo momento. 
C’è chi sostiene che una riforma costituzionale deve passare dal possibile consenso di tutte le forze politiche, ma  quali possibilità ancora se a discutere sono trascorsi quasi 40 degli ultimi anni di governi vari?
La condivisione nei processi di cambiamento è un valore purché il cambiamento siano un valore per quanti governano.
Eppure tutti, bene o male, sono passati dal governo ed i risultati sono quelli che viviamo ogni giorno.  
Francamente penso che si stia assistendo ad una serie di confusioni ideologiche, magari dettate da resistenza al cambiamento e paure storiche, ma anche a tentativi di generare confusioni magari dettate da difesa di strutture e paludi nelle quali ciascuno si possa candidare al lancio di zattere di salvataggio con buona pace del “diritto di voto” così tanto sostenuto a baluardo della democrazia. 
Sono tante le belle teorie che però si scontrano con le pratiche che i cittadini vivono quotidianamente quando uno si chiede come mai, con tutto il diritto di voto che si ha, i cittadini si impoveriscono sempre di più per pagare i conti di quanti vantano diritti acquisiti, come mai i cittadini votano per eliminare il finanziamento ai partiti ed il finanziamento ai partiti rimane cambiando denominazione, come mai si pagano sempre più tasse per ottenere sempre migliori servizi ed i servizi si tagliano perché costano per continuare a compensare partecipate, consigli di amministrazione ed Enti che tali servizi dovrebbero garantire come dovrebbero tutelare imprenditorialità e lavoro. 
C’è poi un altro modo indiretto di trattare le opinioni sulla riforma, quello che passa dagli scontenti e ne approfitta, confondendo temi che con lo specifico della riforma c’entrano ben poco.  
Quanti hanno letto il testo da riformare e riformato?
Non c’è molto da ridire, già  parole e riflessioni si accavallano. 
Ciò che va difeso è il diritto di decidere di cambiare ed anche modificare via via quanto nella pratica non consente tempi e risultati che al cittadino spettano.     
La storia politica insegna che non si realizza tutto e subito, ma almeno i pro-cessi possono iniziare attraverso la ri-sistemazione dei tasselli che servono. Quando mai un processo è stato subito perfetto piuttosto che perfettibile? 
Il problema nasce da come l’uomo applica le regole e da quanto sia necessario che il sistema  diventi sempre più responsabilizzante.