Stamattina ho letto un post con l’Ave Maria. L'ho recitata.
Semplice preghiera,
quella che collega ai genitori perché loro per primi l’hanno trasmessa. Una preghiera è per sempre
e non solo nei momenti in cui sta accadendo qualcosa che preoccupa o addolora.
In quei momenti, più che in altri, si è spinti a misurare debolezza o
impotenza, paura o bisogno. Il sacro sembra diventare forza, speranza e conforto, ciascuno lo cerca
in sé mentalmente e l’Ave Maria ritorna con i valori secolari della famiglia.
Se non si è in una Chiesa quella preghiera perde i toni sontuosi della liturgia
corale o comunitaria e si fa spontanea, personale.
Ci si accorge che preghiera sono le parole che spontaneamente si pensano, non dovute ma volute. Uno strumento per parlare
con chi non tradisce, un modo per chiedere ascolto e porsi in gioco con se
stessi.
Un canale di comunicazione
di cui si servono tutte le religioni.
I mussulmani, per esempio, recitano le loro ṣalāt
5 volte al giorno sul loro tappeto della preghiera ed anche loro le distinguono in canoniche, obbligatorie, o
volontarie e quindi fuori dai canoni.
Gli ebrei, pur apprezzando la preghiera individuale preferiscono la forza di quella corale con un minyan, numero minimo di dieci maschi
adulti, ed un hazzan,
il cantore che guida la preghiera nella sinagoga. Tre preghiere nei giorni
feriali, la Minchah
al mattino, la Shachrith nel pomeriggio e l'Arvith,
di sera, secondo l’'ordine delle preghiere dettato nel Siddur,
il loro libro delle preghiere.
Non fanno eccezione i fedeli del buddismo che pregano per dare forza a desideri e prospettive.
Gli
induisti praticano il loro culto domestico, hanno cioè una sorta di altare in
casa con le statue degli Dei a cui sono devoti. Come nelle nostre case non
mancano immagini, statuette della Madonna, capezzali.
Nel
Confucianesimo la recita di preghiere personali è minore, più sentita la preghiera come
cerimonia nei templi, con rispetto per gli Dei che non devono
essere offesi perché chi lo fa non ha più chi pregare.
Preghiera come espressione dell'uomo, dunque, e questo la rende universale, in qualunque lingua sia.
Filosofia di vita o bisogno del cuore,
meditata e recitata, la preghiera è il rapporto con la
coscienza quando parla senza interferenze. Dà forza e non vi è dubbio che sia un augurio che si rivolge a se stessi nello scorrere della vita.
Maria Frisella