seguimi

Uno spazio aperto al confronto delle idee.

martedì 6 dicembre 2016

Stiamo sereni!

Ormai bando alle invettive, il referendum s'è fatto. 
Già, ma adesso chi ha personalizzato il voto anzichè contestualizzarlo comincia a temere che in effetti Renzi, da solo con il suo 40% ed il suo discorso ricco di tanto, potrebbe essere più forte del resto dei partiti politici, insieme Movimento 5 stelle, Forza Italia, Lega, e quella parte rivendicativa del PD, che ha vinto con il 60%! 
Si stanno contando i resti compreso il PD  con la sua alternativa di chi è risorto ed i sostenitori della conservazione del partito.
La prospettiva del proporzionale e di coalizioni che possano mettere insieme M5S, Salvini, Verdini e Berlusconi, perfino il Pd, rinverdisce l'ipotesi di governi, i tanti. Si chiamano "condivisione", " partecipazione" o alternanza i 70 governi circa che abbiamo vantato negli ultimi 64/65 anni?
E mentre gridiamo di volere la stabilità politica dobbiamo fare i conti con le memorie corte, con il voto che richiama il vecchio caro usato, le antiche certezze ed il gioco delle poltrone. Eppure lo spauracchio attuale è proprio il cambiamento che si pretende sia perfetto tutto e subito, e di perfetto credo proprio non ci sia nulla in un processo, piuttosto di perfettibile.
Fatta la legge di stabilità,si fa per dire,  entro Natale, questo governo trasloca. Poi?
Un altro, che condivida la legge elettorale mentre il temuto M.5stelle griderà che tale legge è contro di loro? Qui il popolo assiste alla routine: la centrifuga delle parole che lo richiamano, ne richiamano il suo bene. Intanto con il proporzionale non è che cambi molto. E poi il voto.
Chi crede veramente che entro la primavera possa essere proposta una riforma migliore per il popolo che metta insieme tutti i partiti?
Chi crede che possa essere prevedibile un sistema di governo che possa evidenziare responsabilità precise senza il ping pong del ributtare su altri ciò che non viene approvato? 

La chiamiamo democrazia e ci rassicura insieme ai discorsi su discorsi ed alle responsabilità di altri, ed il tempo passa nella immutabilità delle cose. 
Eppure per dare senso alle responsabilità di governo ed alle scelte degli italiani, il popolo dovrebbe potere scegliere: un governo per cinque anni e se non va bene un altro per il successivo periodo. La democrazia competitiva è senz'altro migliore.
Ma in verità abbiamo paura di una repubblica presidenziale. La chiameremmo dittatura!
Preferiamo andare a votare liberamente quelli che i partiti scelgono per il nostro bene in un sistema che scelgono liberamente per governare il paese.  Ne abbiamo fulgidi esempi....e l'ultima volta alle urne gli italiani hanno confermato Berlusconi...Può darsi che confondo il campionato elettorale con un campionato di calcio....
Sarà che manca proprio un programma politico, perché da anni siamo ultimi per crescita.
Ma che dico! Stiamo sereni!

sabato 3 dicembre 2016

Se provo a ragionare su un voto.....

Mi hanno chiamato ad esprimere un voto. Occorre pensare bene per navigare nella vita sociale e politica. Eppure l’ascolto dei continui intensi interventi di quanti sostengono il si o il no, suggerendo paure inconsulte e freddezze della logica politica, visioni conservatrici e  cannocchiali del futuro, fa sembrare il navigatore addirittura taroccato!  
Tanto accade, in politica e nella vita, quando si tratta di lasciare il vecchio a cui si è abituati per un nuovo in cui ogni possibile pre-visione sembra buona o cattiva, ed è decisamente facile farsi fuorviare.
D’altro canto l'iter parlamentare della riforma, stante la procedura prevista dall'articolo 138 della Costituzione, dopo che alla doppia lettura tra Camera e Senato non si è ottenuta la maggioranza dei due terzi in Parlamento, prevede il referendum popolare!
Ed allora il cittadino deve pensare al di là della simpatia o della anti-patia sull’attuale governo. Mi chiedo cosa avremmo detto con il governo Berlusconi, o Letta, o Monti, o…. 
Non mi piacciono i no per una riforma perché siano no contro un governo. Non è così che funziona! Ricordo quante volte si è gridato di cambiare. Il no al cambiamento non potrebbe essere una incoerenza? Insomma perché dovrei ritenere che qualcun altro potrebbe fare meglio tutto e subito, dopo 40 anni di ritardi e fermi?
Occorre non lasciarsi prendere dalle solite invettive. Provo a mettere un poco di ordine a modo mio per capire cosa si dice.
http://www.corriere.it/includes2013/images/logo_firma.pngdi Camera
Sento trattare di difesa di democrazia e di condivisione, ma questa democrazia consociativa, spesso definita inciucio, non è un limite molto grave alla individuazione di responsabilità?  Non per nulla abbiamo avuto trasformismi incredibili e governi tecnici. Lo si è sempre detto!
Se una sola Camera legifera, ed in molti paesi è così, perché dovremmo preoccuparci di limitare la democrazia? Se poi diventa più funzionale, pure con i limiti dovuti, prospettare  continui contenziosi tra Camera e il nuovo senato, condensi da parte degli stessi politici proprio un giudizio negativo che esprimono su se stessi! Si vedono pronti ad obiettare continuamente su norme che riguardano i territori invece che operare per facilitare il “buon governo” della cosa pubblica non creando condizioni di ingovernabilità?
Oggi è così nonostante i regolamenti parlamentari? Allora meglio riconoscere le responsabilità da addebitare ad una sola Camera o ai singoli rappresentanti politici!
Che se ne possa individuare con maggiore certezza il comportamento, facilita le scelte: ove non dovesse essere una maggioranza utile agli interessi del cittadino, beh, si può cambiare. Il voto non è soppresso e se il cittadino conserva le sue memorie, a ben poco potrebbe servire ai deputati non sfiduciare il governo per “resistere” sulle proprie poltrone! Ce lo ricorderemmo! 

SENATO.
L’attuale composizione del senato non mi sembra assolutamente condizionante la democrazia. La Francia, come altri paesi, ha una sola camera e non è certo un paese autoritario!
Inoltre ricordo che si è sempre lamentata una grande distanza tra i senatori, gli interessi della politica e i territori. Dunque che il nuovo senato (si potrebbe chiamare anche diversamente) abbia rappresentanti del territorio che sono stati comunque eletti dal cittadino tant’è che presiedono Comuni o Consigli regionali, non è poi così sbagliato. E in quanto ad immunità  mi pare che la modifica dell’art. 68, del 1993, debba valere anche per i nuovi senatori.
Sul “valore” di quanti siederanno nel nuovo consesso occorre rimandare a chi, nel proprio territorio, li ha scelti ma se sono validi in Comuni e regioni, perché non dovrebbero esserlo altrove? Sono stati votati!
Il nuovo Senato, inserendosi nei temi legislativi che riguardano gli interessi dei territori, sia pure con emendamenti non  vincolanti, potrebbe animare il confronto  ed esprimere il senso di “partecipazione” e “condivisione” che oggi non è facile. O non c’è.
Penso, ad esempio, alle differenze che si sono create con le “competenze concorrenti” che hanno consentito diversità tra le regioni nella erogazione dei servizi o nella loro pianificazione, specie per quanto riguarda la sanità.
No, non credo che i cittadini che pagano le tasse debbano avere risposte diverse, ed il nuovo senato potrebbe piuttosto trovare una linea comune per mediare i divari, spesso insostenibili, derivanti dagli statuti speciali. E poi, quali sono oggi le condizioni se, nonostante  un obbligo di legge che è il pareggio del bilancio, il sistema  attuale crea divisioni e disparità?
Certo, chi ama dividere i territori non sarà d’accordo. Ma non si dividono i cittadini!
Trovo che sarà più facile per il cittadino giudicare i comportamenti amministrativi e politici del nuovo consesso ed una democrazia “competitiva” è sempre più responsabilizzante!http://www.corriere.it/includes2013/images/logo_firma.pngdi
nel nuovo consensnel

Una riflessione va fatta pure sulle Province: prima si chiudono con buona condivisione di tutti perché ritenute un doppione ed ora perché si dovrebbe piangere sul fatto che se ne rimarca la soppressione?

Costi
Ho sempre pensato che “ogni ficateddu di musca è sostanza” e se con la soppressione di stipendi, pensioni ed indennità dei senatori si può risparmiare, ben venga! Quante volte lo abbiamo gridato? I sindaci ed i consiglieri regionali che venissero eletti nel nuovo senato  non avrebbero l'attuale indennità da senatori oltre il compenso da sindaco o consigliere. Quindi la forbice del risparmio è tra lo 0,02 e lo 0,06 della spesa pubblica e non mi pare poi così inconsistente.  Sarebbero circa 830 miliardi da potere reinvestire su imprenditorialità ed occupazione.
A mio parere rimane il limite riguardo agli stipendi dei dipendenti dei gruppi parlamentari che per la verità non dovrebbero esserci. Se dovesse occorrere mi piacerebbe che i dipendenti dei gruppi parlamentari, se nece4ssari, fossero individuati per concorso pubblico e non per piacere e fiducia dei singoli!
Continuo a rammaricarmi del fatto che  i politici sentenziano che i risparmi si dovrebbero fare ogni giorno per essere efficaci. Mi dispiace perché, dal momento che quando dovrebbero risparmiare sui loro privilegi e si deve legiferare sui costi non sembra esserci una simile direzione, ci trovo dentro  una certa retorica che mi fa sentire presa in giro!
 
TEMPI
Un aspetto che mi sembra non sottovalutabile è il riconoscere che occorre darsi delle scadenze nel legiferare. Non dimentichiamo che si attendono tempi biblici o anche l’eternità per avere leggi. Che siano sempre più definibili dalla Camera è un valore che non trovo autoritario, piuttosto trovo responsabilizzante!

GOVERNABILITÀ
Trovo che  responsabilizzare chi legifera sia un valore, almeno per evitare che leggi approvate siano poi vanificate da incostituzionalità.
Ed il valore di costituzionalità non è sempre garantito! L’attuale sistema ha atteso molto, troppo tempo per esprimersi, per esempio,  sulla legge elettorale, dando il via ad ogni legittimo sospetto che chi siede attualmete in Parlamento potrebbe non doverci essere. Eppure non c’è stata alcuna dimissione degli attuali parlamentari, la Consulta ha solo congelato i ricorsi sull’incostituzionalità della legge elettorale,  non esprimendosi sulla loro ammissibilità, ed è un bel dire su retroattività o meno!
Anche l’elezione del Presidente della Repubblica è legata alla governabilità. Se in Parlamento non si garantisce una rappresentatività politica di maggioranza finisce che si assiste a diverse sedute solo per arrivare ad abbattere il quorum della maggioranza assoluta. Strategie che di certo non offrono la misura della stabilità.
Ma se responsabilizzare la parte politica di maggioranza, per competere, serve a dire al cittadino chi fa che cosa, perché dovrei preoccuparmi se, al settimo scrutinio che segue il disaccordo sul candidato,  può essere la maggioranza a dettare la scelta?
Ma fino ad ora si è assistito al massimo accordo?

Ecco, credo di avere toccato i punti salienti ma fino a domani c’è ancora tempo per confrontarmi. Quello che voglio è decidere senza acrimonie! 
Tu che ne pensi?

giovedì 1 dicembre 2016

Tra i fuochi della controversia.

Scriveva Alexander Pope
Chi è impegnato in una controversia si preoccupa della verità quanto il cacciatore si preoccupa della lepre. “. Ma quali verità in questo contrasto di opinioni che sta animando la politica italiana sul referendum?
Dai molti interventi a difesa del bicameralismo, per dirne una, non si capisce perché solo le due camere dovrebbero garantire la democrazia. Eppure la democrazia si regge in Francia, come in altre nazioni, con una sola camera!
C’è anche chi preme sulla caduta di questo governo, comunque vadano i mercati, perché quella è la speranza di ritornare ad occupare spazi impediti in questo momento. 
C’è chi sostiene che una riforma costituzionale deve passare dal possibile consenso di tutte le forze politiche, ma  quali possibilità ancora se a discutere sono trascorsi quasi 40 degli ultimi anni di governi vari?
La condivisione nei processi di cambiamento è un valore purché il cambiamento siano un valore per quanti governano.
Eppure tutti, bene o male, sono passati dal governo ed i risultati sono quelli che viviamo ogni giorno.  
Francamente penso che si stia assistendo ad una serie di confusioni ideologiche, magari dettate da resistenza al cambiamento e paure storiche, ma anche a tentativi di generare confusioni magari dettate da difesa di strutture e paludi nelle quali ciascuno si possa candidare al lancio di zattere di salvataggio con buona pace del “diritto di voto” così tanto sostenuto a baluardo della democrazia. 
Sono tante le belle teorie che però si scontrano con le pratiche che i cittadini vivono quotidianamente quando uno si chiede come mai, con tutto il diritto di voto che si ha, i cittadini si impoveriscono sempre di più per pagare i conti di quanti vantano diritti acquisiti, come mai i cittadini votano per eliminare il finanziamento ai partiti ed il finanziamento ai partiti rimane cambiando denominazione, come mai si pagano sempre più tasse per ottenere sempre migliori servizi ed i servizi si tagliano perché costano per continuare a compensare partecipate, consigli di amministrazione ed Enti che tali servizi dovrebbero garantire come dovrebbero tutelare imprenditorialità e lavoro. 
C’è poi un altro modo indiretto di trattare le opinioni sulla riforma, quello che passa dagli scontenti e ne approfitta, confondendo temi che con lo specifico della riforma c’entrano ben poco.  
Quanti hanno letto il testo da riformare e riformato?
Non c’è molto da ridire, già  parole e riflessioni si accavallano. 
Ciò che va difeso è il diritto di decidere di cambiare ed anche modificare via via quanto nella pratica non consente tempi e risultati che al cittadino spettano.     
La storia politica insegna che non si realizza tutto e subito, ma almeno i pro-cessi possono iniziare attraverso la ri-sistemazione dei tasselli che servono. Quando mai un processo è stato subito perfetto piuttosto che perfettibile? 
Il problema nasce da come l’uomo applica le regole e da quanto sia necessario che il sistema  diventi sempre più responsabilizzante. 

venerdì 18 novembre 2016

Qui si fa l'Italia o......

L’italia, dentro gli attuali scenari,  non può permettersi di impaludarsi in discorsi teorici né di inseguire guerre di poteri.

Gli americani lo hanno compreso, con tutti i rischi del caso. Dobbiamo ammetterlo. 

Se una messaggio arriva dalla elezione di Trump in una potenza grande  ma appannata dal diffondersi di economie dei continenti orientali, è quello dell’insorgere contro l’appiattimento delle politiche storiche e il cercare soluzioni sperando che siano efficaci. 

Non si può più resistere ancorati a vecchie sicurezze, c’è un mondo che cambia, cambiano i mercati, l’Europa zoppica in regole non funzionali se non ad interessi che certo non sono popolari.

Questa anziana signora europea non ha tenuto conto del fatto che molti vincoli senza un riscontro politico economico chiaro e troppo legato a partiti e scadenze, tecnicismi ed inutilità, alla lunga non avrebbe pagato.
Eppure la brexit era stata un segnale come un segnale il perdurare della crisi e, adesso, le impreviste politiche di Trump e quei prossimi appuntamenti del 2017 con le elezioni politiche in paesi come la Francia, l’ Olanda ed una Germania  in cui la Cancelliera Merkel dovrà fare i conti tra investimenti urgenti, riforme strutturali tardive e responsabilità fiscali.
Stessi conti in Italia. Senza gli investimenti, che consentano di ampliare la domanda interna, non ci sarà crescita ed occupazione, ma senza freni alle migrazioni, anche con politiche estere che spingano quei paesi di svilupparsi, si manterrà disordine e squilibrio, così come senza uscire dai moduli standardizzati dettati dalle logiche dell’eurozona non potranno promuoversi le innovazioni che permettono di decollare.
Io credo che l’ Italia, spintonata da esigenze di stabilità e superamento delle non conformità  che la accomunano a Spagna, Francia e Portogallo, stia giocando una partita difficile. Ma non può stare ferma in ruoli vecchi e desueti.
Sarebbe un errore resistere imbrigliata in tecnicismi, ingessata in visioni legate ai partiti che per anni hanno voluto incastonarsi in proprie sicurezze.
E’ vero, per cambiare occorre coraggio, quello che ti tolgono quando ti fanno intravedere rischi e pene, ma quali altri rischi e pene oltre a quelli attuali di cui ci lamentiamo tanto, dunque sentiti, dovrebbero frenare soluzioni possibili ?

D’altronde ad ascoltare le variegate cantilene dai salotti politici televisivi che non dicono nulla di più, la scelta oggi è: restare  sordi e ciechi, rassegnati chissà ancora per quanto tempo, o (perché no?) provare intanto nuove strade ed asfaltarle lì dove servirà rimuovere le parti dissestate? 

mercoledì 16 novembre 2016

Ci siamo tutti!

Oggi sembra un giorno come gli altri, ma è uno in più. 
E ...... poi ti prende quella ricerca dell'io, dell'esserci, del restarci e ti chiedi perché tante differenze, perché tanto complicarsi!

mercoledì 2 novembre 2016

Oggi la morte ricorda la vita in ogni suo petalo.

Nel giorno del ricordo che intreccia ieri e domani è bello credere che, tra i pensieri che spesso si comunicano da questo spazio, a ciascuno dei nostri defunti si possa donare un crisantemo, sia pure virtualmente, ed eccolo.  
Mi sono chiesta perché usiamo il crisantemo associandolo alla morte. 
Ritengo che l’unica risposta l’abbia data la natura: il crisantemo fiorisce in autunno ed il 2 novembre  dedicato ai morti è il giorno autunnale che la chiesa latina fa risalire al 998, quando l'abate benedettino san Odilone di Cluny decise che le campane dovessero suonare con rintocchi funebri dopo i vespri del 1° novembre per celebrare i defunti.
Una coincidenza che in tale periodo la natura decidesse di far fiorire i crisantemi! 
Un fiore speciale che perde il  fascino triste che ha in Italia ed altrove è vissuto come  portatore di gioia e prosperità, come in Inghilterra dove si regala per le nascite, o specie in oriente dove è nato.
Non so se provenga dalla Cina, dove si registra prima la sua coltivazione e dove era in uso il sakè di crisantemo,  o dal Giappone: sembra che dal Giappone arrivasse in Olanda a metà del ‘600, e dalla Cina arrivasse in Francia  alla fine del ‘700.  In Giappone questa margherita dai 16 petali, stilizzata, è lo stemma della famiglia imperiale, è simbolo di pace ed è usata in ricorrenze gioiose. 
Forse perché il crisantemo ha lì la sua bella leggenda?
Forse, ed è una di quelle leggende che cominciano con quel “c’era una volta”, si perde nel tempo e consente di crederci. 
Fatto sta che in quella sera d’Ognissanti una bambina vegliava sulla propria mamma ammalata e pregava perché non morisse. Le apparve l’angelo della morte e le disse che avrebbe concesso alla mamma tanti anni di vita quanti i petali di un fiore che gli avrebbe  donato.
La bambina corse a cercare il fiore nel giardino, trovò una margherita tra rami secchi, ma i suoi petali erano pochi. Senza farli staccare dallo stelo  li tagliò in tante striscioline sottili che ne aumentarono il numero,  sfidando la morte.  
Quella piccola, guidata dall’ amore per la sua mamma, rimane ancora una lezione: fino a quando esisterà un fiore sulla terra e l’amore di un solo uomo, la vita avrà un senso oltre la morte e la morte non ne sarà la fine.


lunedì 31 ottobre 2016

Il dramma non è solo in una parte geografica dell'Italia.


...E poi ti prende così, quel magone e la tristezza di quanti hanno perso la propria casa, le cose, i progetti, la storia, le memorie....
Quelle crepe aperte, quegli squarci, non sono solo rughe di vecchiaia ma incuria e non solo del tempo.
Ti viene alla mente che ancora tanti cittadini colpiti dai sismi negli anni precedenti attendono che si restituisca la loro dignità.
E’ l’anima.

Pensi alla tua Italia rugosa, alla tua terra, ti guardi intorno e speri. Peccato che la speranza dei cuori degli italiani sia amareggiata, arrabbiata, delusa dalla politica che dimentica, scava distanze ed accumula sfiducia. 
Il terremoto non è solo in quella parte geografica dell'Italia.

giovedì 8 settembre 2016

Ricchi e poveri nell'equità sociale?

Due o tre soldi in più sono una ricchezza per il povero, e non si può rifiutare. Ma a pensarci bene il concetto di povertà è slegato dal principio di equità sociale!
Quando la politica tratta il “piano anti-povertà” viene subito da chiedersi perché si è creata, e continua a mantenersi, la condizione di grave disuguaglianza sociale che l’Italia soffre. Non solo l'Italia.
Quando poi chi ne parla dai salotti televisivi lo fa dall’alto di un proprio stipendio e di pensioni e di privilegi che grazie al potere politico si è concesso in nome e per conto dei cittadini anche quelli cosiddetti poveri, sembra di assistere ad un paradosso. 
Specie poi quando, scattato il piano di “Sostegno per l’inclusione attiva”, si prescrive che chi vuole essere sostenuto debba presentare la “domanda” al proprio Comune. Pur essendo il Comune già a conoscenza dei redditi dei propri cittadini. E se non lo fosse il Comune lo sarebbe lo Stato attraverso i dati del proprio sistema fiscale.
Ma si riesce ad immaginare che gente lontana dal modo amministrativo e burocratico, poi lontanissima dalle tecnologie, formuli domande per ottenere…cosa??? Già quei due preziosissimi soldi in più.
Un milione di famiglie indigenti coinvolte dall’annunciato “cantiere sociale” che dovrebbe aumentare di qualche soldo il capitale sociale nella prossima legge di stabilità 2017, sono un numero esorbitante ma se si legge il report della Caritas sulle condizioni economiche, quel numero non contiene tutti.
Madre Teresa di Calcutta ha raccontato “Credo che nessuno di noi conosca la fame, ma un giorno me la insegnò una bambina. La trovai per strada, mi accorsi che aveva fame e le diedi un pezzo di pane, ma lei ne mangiava una briciola per volta. Io le dissi di mangiarlo serenamente, ma lei mi rispose: ‘ho paura, perché quando finirà io avrò di nuovo fame.”
La politica del governo racconta ” …provvederemo ad una misura di equità sulle pensioni minime e metteremo nuove risorse sul contrasto alla povertà.” Equità solo sulle pensioni minime!
Vorrei leggere piuttosto “…..provvederemo ad una misura di equità sulle pensioni e sui diritti acquisiti e a misure di contrasto alla disuguaglianza sociale”. Ma sarebbe troppo?
Con ciò non si pretende certo di “aggiustare” le diverse condizioni che tante persone vivono non potendo accedere a beni e servizi di  fondamentale priorità, ma proprio di riscrivere il sistema e il pensiero della società perché il pauperismo, quella miseria che coinvolge masse di popolazione, non è solo intollerabile sotto il profilo umano quanto anche danneggia il valore del rispetto e della  solidarietà trasformandola  in un principio di elemosina. Grave lesione alla dignità di ciascuno.
Ecco, se la politica non riscrive il sistema, se i piccoli aumenti di capitale sociale vengono assorbiti da aumenti delle spese, allora quando finirà la mollica del pane non sarà cambiato nulla.

L’equità sociale è un’altra storia!

mercoledì 7 settembre 2016

Ma i soldi dove stanno?

Come cambiano i punti di riferimento dell’economia mondiale! Una volta si pensava all’America come terra d’oro e si facevano carte false pur di emigrare nel continente che tirava l’economia mondiale. Poi l’Europa partorì un sogno economico mai decollato. Poi? Capitan debito azzerò il sogno di ricchezza dei tanti, mise in pausa il Pil, rallentò la crescita e ieri la comunicazione dell’ISM, considerato un sondaggio plausibile dato il campione molto esteso, ha raccontato che  l’industria dei servizi anche negli Stati Uniti ha toccato il tasso più basso dal 2010.
Cos’è l’ISM?
E’ l’Institute of Supply Management che calcola per gli Usa l’andamento aziendale attraverso indici di riferimento mensili. E così anche il sogno americano ha i suoi limiti! Ma l'economia non sta bene? I sondaggi di J. Morgan, che si serve di informazioni richieste a 7500 direttori di vendita di 26 Paesi che coprono circa l'80% del Pil mondiale, non sono confortanti come non lo sono gli indici che in Europa vengono calcolati dalla Ntc Research, come anche dagli Indici Ifo,  Zew,  Isae, Business climate indicator, Tankan.
Sondaggi che riuscirebbero a prevedere le crisi mentre ci raccontano come sta andando. E se si legge che si migliora occorre essere prudenti nell’interpretare un dato che potrebbe essere migliorato solo nel quadro del peggioramento registrato precedentemente!
Certo, i numeri non servono se non si utilizzano per porre rimedi e non è un conforto leggere che l’ex segretario al Tesoro Usa, Larry Summers, già nel 2013 prevedeva una stagnazione secolare dell’economia mondiale.
Ma da cosa può dipendere?
Sul Sole24ore si fa una disamina dei fattori condizionanti, distinguendoli in congiunturali e strutturali, cioè fattori momentanei e permanenti.
Non vi è dubbio che la politica fiscale è responsabile: maggiore tassazione e minori spese di investimento non sono certo una prospettiva di miglioramento se si considera che sono diminuiti sensibilmente gli indici del commercio mondiale e questo per quella reazione a catena che può immaginarsi: la restrizione bancaria e le incertezze della politica non inducono le aziende ad investire, gli stipendi bassi non alimentano i consumi delle famiglie, insomma c’è davvero poco da inventarsi se lo stato delle cose è “contro” la crescita.
A questo si aggiunga l’aumento del debito pubblico e dell’invecchiamento delle popolazioni in contesti che registrano enormi diseguaglianze sociali e culturali. Insomma non si consuma e dunque non può prodursi e nel contempo necessitano spese sanitarie e previdenziali.
Pensa che l’Italia è uno dei tre paesi al mondo qualificati come super-vecchi con Giappone e Germania! Ma nel 2020 anche Olanda, Francia, Gran Bretagna, Svezia, Slovenia, Croazia e Portogallo riscontreranno lo stesso problema.
Adesso immagina che la popolazione in condizione di lavoro scenderà sensibilmente e quelli che lavorano saranno precari e mal pagati.
Ritorna anche lo spettro della minaccia tecnologica che sostituirà i posti di lavoro ma questo anche perché si investe poco in cultura e ricerca, in formazione specializzata producendo demotivazione e disoccupazione.
E a che punto siamo con l’investimento in infrastrutture? Leggo che necessita un impegno comune, ma….per quanto da anni al G20 si richieda unione di intenti tra gli Stati per ricominciare ad aprire prospettive tra pubblico e privato, se si chiede da anni vuol dire che ancora non ci sono le basi per ricominciare insieme.
Ed allora resta da capire se ci si vuole coordinare o si sta attendendo qualche altra furbizia economica…..

Intanto la gente soffre in quella unica vita che è data e la ....salvezza si allontana!

mercoledì 24 agosto 2016

E poi?

Ecco i sopravvissuti, quelle vite spezzate tra le memorie perse.
Le immagini terribili del terremoto, che la notte scorsa ha devastato il centro dell’Italia, scorrono su tutti i canali.
Devastanti.
Riprendono la forza di una natura ostile che ha distrutto paesi e mietuto vite, ed ancora riprendono quei mobili, quelle suppellettili tra gli squarci dei 

muri, quel lampadario ancora appeso, che ti danno subito uno schiaffo.
L’impotenza dell’uomo è misurabile!

Pensi a quanti sacrifici sono costati quei muri crollati e quelle “robe” portate via in pochi secondi, a quante speranze erano legate e legavano al presente raccontando storie di una intera esistenza.
E ci stai dentro, ci sei anche tu perché ti rendi conto che sarebbe potuto accadere a te ed al tuo paese.
Allora ti sale quell’emozione irrefrenabile e ritornano le immagini impresse dei terremoti recenti o meno, e ti chiedi: “ e poi?”
Poi si crede che lo Stato intervenga, che ricostruisca velocemente quanto meno le case distrutte, che restituisca ai suoi cittadini, orfani di tanto, almeno la forza di ricominciare. Il dramma è proprio lì.
Perché se non puoi evitare che la natura esprima la sua violenza, puoi evitare l’indifferenza e l’impotenza che dipendono da come si amministra.
Puoi evitare che per anni o per sempre le baracche siano quel poi e che si resti a metà di interventi necessari ed urgenti. Rimangono anni in sospeso.
Ricominciare nonostante tutto è la forza dell’uomo che ha perso tutto, che poi ha bisogno di un tetto, dei servizi essenziali, della sua dignità. E l’uomo è anche il cittadino.
Quel poi del cittadino non c’è!   





giovedì 11 agosto 2016

Tutto torna, anche le ferie di Augusto!

Oh, che bel sole di mezz'agosto!
E’ così che il compositore napoletano Ruggero Leoncavallo ambienta la sua opera “Pagliacci” non dimenticando di riportare alla Chiesa cattolica ed a “..la Vergin pia di mezz'agosto" quella che era nata come festa pagana dedicata alla dea Diana.
Certo, quel mezzo mese fu spostato dal 13 al 15 agosto per celebrare l’ Assunzione di Maria accolta in cielo, e questo dal VII secolo circa.
Eppure il nome ricorda sempre la sua storia, quando l’imperatore romano Ottaviano Augusto nel 18 a. C. aveva istituito il suo riposo, feriae Augusti per tutto il mese dopo la faticosa raccolta agricola.Ferie, dunque, riposi meritati.
Con il ferragosto si festeggiava la fine dei lavori agricoli

mercoledì 20 luglio 2016

Erdogan non è un moderno Pisistrato.

Adesso si rischia di più. Chi fu Pisistrato? Lo conosciamo dalle pagine di Erodoto nel capitolo del suo libro "Storie". Uno famoso ad Atene perché aveva preso il porto di Nisea nella guerra contro i Megaresi salvando la patria anche con altre imprese ma sopratutto perché non solo in guerra, di certo fu stratega anche nella vita se, un giorno in cui stava raggiungendo i suoi campi, ebbe l'idea di ferirsi le mani, ferire i muli che trainavano il suo carro, ritornare in piazza e raccontare di essere scampato ad un attacco di nemici che intendevano ucciderlo. Ottenne subito dagli ateniesi...

venerdì 15 luglio 2016

Morti, ancora! Il nostro quotidiano è compromesso.


Che importa se il camion è trivellato di colpi, quel camion tragicamente bianco ha già attraversato la storia di tante famiglie. Lo ha fatto con determinazione, in una corsa di due chilometri, a zig zag, a velocità sostenuta pur di colpire di più, più gravemente, pur di compiere un atto eclatante. 
E se non fosse bastato ecco gli spari, l’accanimento ed altre armi in quell’involucro di lamiera. Per chi? Per che cosa?

giovedì 14 luglio 2016

Non ti puoi dimettere. Hai da votare!

     Saranno pure pensieri perversi ma se cittadino è quel  civis costituzionalmente titolare di diritti e soggetto delle decisioni, non vi è dubbio che se diventa oggetto delle decisioni, è suddito!
In realtà perverso è il meccanismo che a qualcuno piace definire democratico, perché dà sicurezza  in alternativa ad assolutistico, identificandolo con l’espressione di un voto, nelle elezioni,  attraverso il quale il cittadino assume la sua scelta! 
Eppure succede stranamente che:
a.  il candidato da votare alle elezioni è scelto dal partito, ente di natura privatistica che rimborsa le sue spese incontrollabili con soldi pubblici per il bene pubblico.
b. Lo si vota perché  rappresenti gli interessi del cittadino, dunque perché serva la comunità, ma l'impressione è piuttosto che la comunità serva agli interessi del votato. Comunque nessuno ha mai sostenuto che il cittadino rappresenta l’onorevole ed ha diritto ad essere rimborsato!
c.   Per essere eletti qualcuno cede alla trascurabile inezia della corruttela nei voti. Perché è contento se ci riesce?
d.   Il soggetto votato diventa onorevole, il cittadino rimane popolo!
e.   L’onorevole decide i suoi benefit, privilegi, vitalizi, pensioni, la scontistica per sé e per le proprie famiglie anche allargate, e siccome si stressa legifera anche le sue gratuite terapie rilassanti. Ma non garantisce nulla. Non risponde di nulla, nemmeno del bilancio o dei debiti.  Addebita piuttosto al cittadino tasse, percentuali, costo del lavoro, debiti e povertà, costo della salute, della sicurezza, del’aria e dell’acqua.
f.    Il cittadino paga ma non ha titolo a stressarsi anche se non arriva a fine mese, se ha la fortuna di lavorare, e non ci sono i soldi per la sua pensione!
g.   Eletto una volta, l’onorevole rimane a vita colui che rappresenta il cittadino, anche se non è più votato,   passa da un incarico e l’altro, sempre con ottimi compensi ed il partito, magari dopo 30 anni, può ricandidarlo per il cambiamento!
h.   Chi è stato al governo ha diritto a vita a scorte e privilegi, uffici ed auto. Insomma è quello che viene pagato a tutti i costi ed in eterno. Magari dopo di lui i figli!
i.    In nome della politica i votati discutono, litigano, considerano prioritari i sistemi elettorali come quel gioco da vincere togliendo agli avversari poltrone e poteri e poi si accordano su coalizioni distribuendosi ministeri, sottosegretariati, assessorati, dirigenze e presidenze. In nome del popolo!
j.    Se per caso, ma è solo un altro gioco, si dovesse ricorrere ad un referendum popolare, sempre i votati decidono come e quando farlo, se spacchettarlo, sminuzzarlo, diluirlo, disperderlo o consumarlo intero. Ma se mai il risultato dovesse essere diverso dal previsto c’è sempre la possibilità di un’altra legge. Si è visto, per esempio, con i finanziamenti ai partiti!
Adesso, forse non colgo più il senso di tale meccanismo democratico, ma se la politica è quella strana proprietà  che dovrebbe guardare ad obiettivi di servizio,  come mai tali obiettivi non si raggiungono e c’è sempre un’altra legislatura alla quale rimandare promesse senza programmi, programmi senza programma?
Dove sono  finiti la democrazia ed il suo cittadino?
Ecco, il cittadino è un opzional, uno che ha il solo compito di votare per dare legittimità perfino ai suoi debiti a vita.
Uno obbligato a pagare a tutti i costi anche quando non dovrebbe, a cui non si debbono rendicontare le decisioni, uno che pretende troppo se chiede di lavorare, di potere percepire una pensione equa piuttosto che farsi bastare 500 euri mensili, di potersi curare se indigente piuttosto che evitare medicine ed esami  diagnostici, di essere aiutato se vecchio piuttosto che lasciarsi andare, di essere assistito se debole, o limitato, piuttosto che andare a chiedere elemosina.
Uno che se non basta può essere anche integrato e piuttosto può morire senza avere potuto capire per che cosa ha votato, per che cosa si è indebitato, quale sistema ha ingabbiato il suo appellativo e la sua dignità facendogli credere che è stato lui a sceglierlo.
Un suddito?    

mercoledì 13 luglio 2016

Di chi è la colpa della politica siciliana?



Certo, presi dalle velocità con le quali inseguiamo le tappe forzate della vita siamo portati a rimuovere la memoria del nome votato, ma forse non farebbe molta differenza pur se, ammettendolo, dovremmo dire addio ai sensi di colpa che ci fanno porgere la spalla al politico. 
Eppure, che c'entriamo? 
Il nostro presidente regionale ha un curriculum di tutta sinistra. 
Collaborazioni con l'Unità, il Manifesto,  Liberazione,  militanza nel Partito Comunista Italiano, poi con Rifondazione Comunista é assessore alla cultura del comune di Gela dal 1996 al 1998, con la Federazione dei Verdi nel 1998 è consigliere comunale e consulente dell'assessore regionale ai beni culturali, con il Partito dei Comunisti Italiani e l’alleanza di centrosinistra,

lunedì 11 luglio 2016

Cosa resta della rivoluzione di Crocetta? Che Sicilia ci restituisce?

A ogni nuova ondata elettorale condita di passione, proponimenti, aspettative, si accende la speranza che questa terra martoriata e bistrattata possa avere un moto d’orgoglio e rinascere. Che possa avere un futuro normale, dove ogni persona possa realizzare se stessa e costruire la propria vita senza sentire più mortificanti litanie sul sottosviluppo, la colonizzazione, la disoccupazione, l’emigrazione, il degrado, la corruzione, il malaffare, la mafia, in una parola, il lento annientamento di una delle terre più belle e ricche

mercoledì 6 luglio 2016

Chi comanderà l'Isis nei prossimi anni?

                                                                       
                                                                                                                                                                                              Mentre noi italiani piangiamo le nostre vittime di Dacca, ancora si discute di guerra religiosa. Si maschera una guerra dei poteri.                                                         Mentre si invoca la pace c'è chi vende armi e chi le compra. Si istiga all'odio.
In Italia la giustizia è lenta e imperversano le pastoie delle identificazioni di quanti, immigrati, non sono profughi. Noi siamo buoni e tutte le altre nazioni che chiudono i loro confini comprendendo che non si può andare oltre sono  nazioni tutte cattive?
In Italia rimangono tutti, pure a carico degli italiani che non arrivano a fine mese.
Sono tanti i non profughi. Cosa nascondono se fuggono anche dalle forze dell'ordine,

sabato 2 luglio 2016

Uccisi dieci di noi a Dacca.

 Non possiamo non considerare questo uno strano sabato, triste e drammatico, per tanti che sono stati feriti e per dieci italiani strappati alla vita. Un attentato a Dacca,  circostanze, appuntamenti sbagliati. Dieci di noi.                                        
Dieci famiglie che d'improvviso e senza capirne le ragioni, si trovano private di un loro affetto.  Questa non è la guerra di quei dieci, dei tanti altri che hanno perso la vita negli attentati precedenti, se è vero che il Dio di tutti è buono.  
Ma come è possibile che gente comune uccida gente comune per seminare terrori dove dovrebbe esserci amore.....Questa non è una guerra di religione.  
Certo che manterremo dignità in difesa del nostro quotidiano indifeso, che saremo forti quando sappiamo di essere deboli, che sapremo affrontare l'ignoto imprevedibile. Ma credo che tutto questo lo faremo, costretti a farlo, perché non ci sono alternative per gente comune. 
Gli squilibri attuali che hanno generato e generano odio e morte non dipendono da chi muore. 
Strano questo sabato  di cui nessuno potrà spiegare la verità.

giovedì 30 giugno 2016

La cittadinanza è una etichetta!


Tu che cittadino senti di essere?  
La domanda non è peregrina! Si vive credendo che la cittadinanza sia quel diritto civile e politico che proviene dallo status di chi ha una storia condivisa nel proprio territorio, in cui non è  straniero né apolide.
Nulla più a che fare con la condizione di uomo libero contro uomo schiavo, però molto a che vedere con i poteri che regolamentano il rapporto giuridico tra cittadino e ordine politico del proprio Paese. Ordine inteso quale sistema, ovviamente da non contrapporre a disordine come sarebbe facile,  guardandosi intorno. Già!
Poi ti accorgi che

mercoledì 29 giugno 2016

La democrazia non è mai ignorante.

Il cittadino che va al voto è sempre impaurito dalle sue scelte, ma mai ignorante come si pretenderebbe leggendo i commenti di quanti, delusi da risultati inaspettati, affermano che i cittadini ignoranti non dovrebbero votare. Sta accadendo nei commenti al voto inglese su brexit.  
Ma che significati si danno al voto?
Se l’ignorare un fatto nelle sue dimensioni omnicomprensive potrebbe rendere discutibile l’espressione di un voto, intanto significa che l’informazione offerta non è stata sufficiente né completa!