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mercoledì 24 agosto 2016

E poi?

Ecco i sopravvissuti, quelle vite spezzate tra le memorie perse.
Le immagini terribili del terremoto, che la notte scorsa ha devastato il centro dell’Italia, scorrono su tutti i canali.
Devastanti.
Riprendono la forza di una natura ostile che ha distrutto paesi e mietuto vite, ed ancora riprendono quei mobili, quelle suppellettili tra gli squarci dei 

muri, quel lampadario ancora appeso, che ti danno subito uno schiaffo.
L’impotenza dell’uomo è misurabile!

Pensi a quanti sacrifici sono costati quei muri crollati e quelle “robe” portate via in pochi secondi, a quante speranze erano legate e legavano al presente raccontando storie di una intera esistenza.
E ci stai dentro, ci sei anche tu perché ti rendi conto che sarebbe potuto accadere a te ed al tuo paese.
Allora ti sale quell’emozione irrefrenabile e ritornano le immagini impresse dei terremoti recenti o meno, e ti chiedi: “ e poi?”
Poi si crede che lo Stato intervenga, che ricostruisca velocemente quanto meno le case distrutte, che restituisca ai suoi cittadini, orfani di tanto, almeno la forza di ricominciare. Il dramma è proprio lì.
Perché se non puoi evitare che la natura esprima la sua violenza, puoi evitare l’indifferenza e l’impotenza che dipendono da come si amministra.
Puoi evitare che per anni o per sempre le baracche siano quel poi e che si resti a metà di interventi necessari ed urgenti. Rimangono anni in sospeso.
Ricominciare nonostante tutto è la forza dell’uomo che ha perso tutto, che poi ha bisogno di un tetto, dei servizi essenziali, della sua dignità. E l’uomo è anche il cittadino.
Quel poi del cittadino non c’è!   





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