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mercoledì 20 luglio 2016

Erdogan non è un moderno Pisistrato.

Adesso si rischia di più. Chi fu Pisistrato? Lo conosciamo dalle pagine di Erodoto nel capitolo del suo libro "Storie". Uno famoso ad Atene perché aveva preso il porto di Nisea nella guerra contro i Megaresi salvando la patria anche con altre imprese ma sopratutto perché non solo in guerra, di certo fu stratega anche nella vita se, un giorno in cui stava raggiungendo i suoi campi, ebbe l'idea di ferirsi le mani, ferire i muli che trainavano il suo carro, ritornare in piazza e raccontare di essere scampato ad un attacco di nemici che intendevano ucciderlo. Ottenne subito dagli ateniesi...
la sua scorta scegliendo degli uomini che divennero i suoi "mazzieri" quelli che avevano il compito di difenderlo a colpi di mazze di legno. Ottenne dunque il favore del popolo. Fu l'inizio della sua ascesa al potere e divenne ben presto il tiranno di Atene. Erano gli anni tra il 560 ed il 520 avanti Cristo, eppure sembra che dopo quasi 2550 anni sia cambiato poco. A ciascuna fase della storia le proprie armi, si intende, ma rimane salda la strategia, la finzione, il modo. Rimane sospeso il giudizio. L 'aristocratico Pisistrato ottenne il favore del popolo. Fu poi saggio ed equilibrato? Sembrerebbe di sì. In ogni caso con la sua tirannide Atene ebbe un periodo di pace e di riforme. Non mancarono le feste, quelle dionisiache, perché un'altra lezione della storia è che al popolo non devono mancare le distrazioni...divertenti. Erdogan sembra avere utilizzato la minaccia del colpo di Stato, di cui era molto probabilmente a conoscenza fin da giorni prima, la sua polizia, il popolo dalla piazza di un cellulare, per potere avere mano libera, modificare la Costituzione e realizzare la sua repubblica presidenziale. Lo fa dopo avere ottenuto lauti finanziamenti dall' Europa per calmierare la clandestinità e l'emigrazione, pur non essendo il suo un paese europeo. Ci si chiede come. Può anche darsi che serva un polso forte per porre ordine in quelle aree inquiete, ma il sostegno del popolo, in questo caso, e l'accordo con la nostra Europa, non rassicurano fino in fondo. Appare lui un uomo forte e capace di piegare la storia, l'Europa una sorta di ostaggio, perfino Obama piegato dalle accuse di avere favorito il golpe. A lui Erdogan invia non uno ma quattro dossier contro Gulen, per la sua estradizione, una sfida tutta internazionale! Pisistrato aveva mantenuto le buone leggi di Solone, qui invece le notizie delle numerosissime dure epurazioni, 9mila dipendenti dal ministero dell' interno, circa 3mila magistrati e gente di scuola, preoccupano non poco. Vero che in guerra il nemico si abbatte ma questa è strage del pensiero libero. Dure e troppo veloci le risposte, come elenchi già pronti e solo da utilizzare. Troppi, davvero troppi: sospesi15mila dipendenti pubblici, tra impiegati e funzionari del ministero della pubblica istruzione, revocato il titolo per insegnare a 21mila docenti di istituti privati, presidi e rettori universitari. La scuola perché? Su di loro il sospetto di appartenere a quella che Erdogan considera una associazione terroristica, per quanto religiosa, Feto, che si ricollega al suo oppositore Fethullah Gulen. Chiaro che sta trattando la sorte di Gulen passando dagli USA. Ma tutto questo consente al Consiglio per l'Alta Educazione, che governa le università in Turchia, di chiedere le dimissioni di ben 1577 suoi componenti tra decani e rettori, presidi di cui 1176 sono di scuole pubbliche, al Consiglio Supremo per radio e televisione di oscurare 24 emittenti radiotelevisive e di chiedere inchieste per ben 370 dipendenti tra giornalisti di TV pubbliche. Consente alla Presidenza turca per gli affari religiosi di allontanare ben 492 tra imam e docenti di religione. Niente funerali per i golpisti. Anzi, forse si introduce la pena di morte. Dunque istruzione e informazione sotto accusa, ma possibile tutti colpevoli? Numeri che sono davvero una enormità. Allora ci si chiede come mai, se sembrano coinvolti le intelligenze e la cultura di un paese, se le epurazioni sono così numerose, il golpe è sembrato un piccolo gioco con quattro macchinine da guerra. Il rischio di una guerra non era nel golpe. Lo è da adesso.
 di Maria Frisella

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