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giovedì 14 luglio 2016

Non ti puoi dimettere. Hai da votare!

     Saranno pure pensieri perversi ma se cittadino è quel  civis costituzionalmente titolare di diritti e soggetto delle decisioni, non vi è dubbio che se diventa oggetto delle decisioni, è suddito!
In realtà perverso è il meccanismo che a qualcuno piace definire democratico, perché dà sicurezza  in alternativa ad assolutistico, identificandolo con l’espressione di un voto, nelle elezioni,  attraverso il quale il cittadino assume la sua scelta! 
Eppure succede stranamente che:
a.  il candidato da votare alle elezioni è scelto dal partito, ente di natura privatistica che rimborsa le sue spese incontrollabili con soldi pubblici per il bene pubblico.
b. Lo si vota perché  rappresenti gli interessi del cittadino, dunque perché serva la comunità, ma l'impressione è piuttosto che la comunità serva agli interessi del votato. Comunque nessuno ha mai sostenuto che il cittadino rappresenta l’onorevole ed ha diritto ad essere rimborsato!
c.   Per essere eletti qualcuno cede alla trascurabile inezia della corruttela nei voti. Perché è contento se ci riesce?
d.   Il soggetto votato diventa onorevole, il cittadino rimane popolo!
e.   L’onorevole decide i suoi benefit, privilegi, vitalizi, pensioni, la scontistica per sé e per le proprie famiglie anche allargate, e siccome si stressa legifera anche le sue gratuite terapie rilassanti. Ma non garantisce nulla. Non risponde di nulla, nemmeno del bilancio o dei debiti.  Addebita piuttosto al cittadino tasse, percentuali, costo del lavoro, debiti e povertà, costo della salute, della sicurezza, del’aria e dell’acqua.
f.    Il cittadino paga ma non ha titolo a stressarsi anche se non arriva a fine mese, se ha la fortuna di lavorare, e non ci sono i soldi per la sua pensione!
g.   Eletto una volta, l’onorevole rimane a vita colui che rappresenta il cittadino, anche se non è più votato,   passa da un incarico e l’altro, sempre con ottimi compensi ed il partito, magari dopo 30 anni, può ricandidarlo per il cambiamento!
h.   Chi è stato al governo ha diritto a vita a scorte e privilegi, uffici ed auto. Insomma è quello che viene pagato a tutti i costi ed in eterno. Magari dopo di lui i figli!
i.    In nome della politica i votati discutono, litigano, considerano prioritari i sistemi elettorali come quel gioco da vincere togliendo agli avversari poltrone e poteri e poi si accordano su coalizioni distribuendosi ministeri, sottosegretariati, assessorati, dirigenze e presidenze. In nome del popolo!
j.    Se per caso, ma è solo un altro gioco, si dovesse ricorrere ad un referendum popolare, sempre i votati decidono come e quando farlo, se spacchettarlo, sminuzzarlo, diluirlo, disperderlo o consumarlo intero. Ma se mai il risultato dovesse essere diverso dal previsto c’è sempre la possibilità di un’altra legge. Si è visto, per esempio, con i finanziamenti ai partiti!
Adesso, forse non colgo più il senso di tale meccanismo democratico, ma se la politica è quella strana proprietà  che dovrebbe guardare ad obiettivi di servizio,  come mai tali obiettivi non si raggiungono e c’è sempre un’altra legislatura alla quale rimandare promesse senza programmi, programmi senza programma?
Dove sono  finiti la democrazia ed il suo cittadino?
Ecco, il cittadino è un opzional, uno che ha il solo compito di votare per dare legittimità perfino ai suoi debiti a vita.
Uno obbligato a pagare a tutti i costi anche quando non dovrebbe, a cui non si debbono rendicontare le decisioni, uno che pretende troppo se chiede di lavorare, di potere percepire una pensione equa piuttosto che farsi bastare 500 euri mensili, di potersi curare se indigente piuttosto che evitare medicine ed esami  diagnostici, di essere aiutato se vecchio piuttosto che lasciarsi andare, di essere assistito se debole, o limitato, piuttosto che andare a chiedere elemosina.
Uno che se non basta può essere anche integrato e piuttosto può morire senza avere potuto capire per che cosa ha votato, per che cosa si è indebitato, quale sistema ha ingabbiato il suo appellativo e la sua dignità facendogli credere che è stato lui a sceglierlo.
Un suddito?    

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