La domanda non è peregrina! Si vive credendo che la cittadinanza sia quel diritto civile e politico che
proviene dallo status di chi ha una storia condivisa nel
proprio territorio, in cui non è né straniero né apolide.
Nulla più a che fare con la condizione di uomo libero contro uomo
schiavo, però molto a che vedere con i poteri che regolamentano il rapporto
giuridico tra cittadino e ordine politico del proprio Paese. Ordine inteso
quale sistema, ovviamente da non contrapporre a disordine come sarebbe facile, guardandosi
intorno. Già!
Poi ti accorgi che
più che disordinato, il sistema con cui si può partecipare alla vita pubblica offre tali spunti di grave confusione da intervenire anche nella sfera sociale a modificarne i significati.
più che disordinato, il sistema con cui si può partecipare alla vita pubblica offre tali spunti di grave confusione da intervenire anche nella sfera sociale a modificarne i significati.
Succede che un cittadino sceglie programmi con modi, tempi,
organizzazioni e ruoli che garantiscano la conferma dei suoi diritti
costituzionali nel quadro complessivo dell’equità sociale. Ma quando lo fa il
risultato non è mai quello che desidererebbe. Referendum ed elezioni sembrano
prendere strade diverse e si resta spintonati tra economie, religioni,
emozioni umanitarie, sacrifici finanziari, crisi e terrorismi mentre si cerca
di difendere il portafoglio, il lavoro, la salute, la casa, la stessa
vita. Perfino il valore figli!
Però ti dicono che non sei un buon cittadino se non vai a votare!
Allora è spontaneo chiedersi di quale cittadinanza si debba trattare perché,
a ben leggere o ascoltare cronache e
commenti della politica, ti accorgi che il valore cittadinanza è parcellizzato,
sminuzzato, distribuito in etichette.
E' così che quella stessa
cittadinanza diventa:
- cittadinanza formale, se tratta di
qualità e quantità dei tuoi diritti;
- cittadinanza materiale, quando si pone in
discussione la tua capacità di realizzarti all'interno della tua comunità
politica, attraverso i diritti e i servizi che ti spettano;
- cittadinanza identitaria se si collega la
tua identità alla comunità politico-culturale a cui appartieni;
- -cittadinanza attiva se si riferiscono al tuo impegno
nella società;
- cittadinanza globalizzata quando è superato il confine tra cittadino e suddito (ancora nel
diritto internazionale), tra nazione e popolazione, tra diritti politici e
diritti sociali. Qui ti perdi proprio.
Quindi potresti essere un cittadino informale, immateriale, non
identitario, passivo e non globalizzato?
Beh, di certo sei ancora cittadino e come tale, per definizione, sei riccamente positivo. Allora se credevi di avere un ruolo
inequivocabile ed unico, adesso puoi scegliere all’occorrenza quando sentirti
formale, materiale, identitario, attivo, o globalizzato!
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