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giovedì 30 giugno 2016

La cittadinanza è una etichetta!


Tu che cittadino senti di essere?  
La domanda non è peregrina! Si vive credendo che la cittadinanza sia quel diritto civile e politico che proviene dallo status di chi ha una storia condivisa nel proprio territorio, in cui non è  straniero né apolide.
Nulla più a che fare con la condizione di uomo libero contro uomo schiavo, però molto a che vedere con i poteri che regolamentano il rapporto giuridico tra cittadino e ordine politico del proprio Paese. Ordine inteso quale sistema, ovviamente da non contrapporre a disordine come sarebbe facile,  guardandosi intorno. Già!
Poi ti accorgi che
più che disordinato, il sistema con cui si può partecipare alla vita pubblica offre tali spunti di grave confusione da intervenire anche nella sfera sociale a modificarne i significati.
Succede che un cittadino sceglie programmi con modi, tempi, organizzazioni e ruoli che garantiscano la conferma dei suoi diritti costituzionali nel quadro complessivo dell’equità sociale. Ma quando lo fa il risultato non è mai quello che desidererebbe. Referendum ed elezioni sembrano prendere strade diverse e si resta spintonati tra economie, religioni, emozioni umanitarie, sacrifici finanziari, crisi e terrorismi mentre si cerca di difendere il portafoglio, il lavoro, la salute, la casa, la stessa vita. Perfino il valore figli!
Però ti dicono che non sei un buon cittadino se non vai a votare!
Allora è spontaneo chiedersi di quale cittadinanza si debba trattare perché, a ben leggere o ascoltare  cronache e commenti della politica, ti accorgi che il valore cittadinanza è parcellizzato, sminuzzato, distribuito in etichette. 
E' così che quella stessa cittadinanza diventa:
-                cittadinanza formale, se tratta di qualità e quantità dei tuoi diritti;
-     cittadinanza materiale, quando si pone in discussione la tua capacità di realizzarti all'interno della tua comunità politica, attraverso i  diritti e i servizi che ti spettano;
-     cittadinanza identitaria se si collega la tua identità alla comunità politico-culturale a cui appartieni;
-            -cittadinanza attiva se si riferiscono al tuo impegno nella società;
-     cittadinanza globalizzata quando è superato il confine tra cittadino e suddito (ancora nel diritto internazionale), tra nazione e popolazione, tra diritti politici e diritti sociali. Qui ti perdi proprio. 
Quindi potresti essere un cittadino informale, immateriale, non identitario, passivo e non globalizzato?
Beh, di certo sei ancora cittadino e come tale, per definizione, sei riccamente positivo.  Allora se credevi di avere un ruolo inequivocabile ed unico, adesso puoi scegliere all’occorrenza quando sentirti formale, materiale, identitario, attivo, o globalizzato! 

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