La cittadinanza è un sacro valore paritario già
discriminato?
L’occasione la dà il
governatore siciliano che avrebbe istituito una sorta di “reddito di
cittadinanza”, pur non previsto nella mini finanziaria regionale.
In quella manovra finanziaria invece è stato bocciato l’emendamento che avrebbe stabilito un tetto agli
stipendi dei dirigenti degli enti e delle partecipate della Regione. Dei
parlamentari non si discute nemmeno.
Allora il politico ricco non ha cittadinanza da misurare
attraverso il reddito come se quella cittadinanza fosse uno status diversamente agibile?
Eppure
sempre, dopo l’approvazione delle finanziarie, la maggioranza politica del
momento ha confermato quanto si faccia per equilibrare e dare una ragione alle
spese rispetto alle entrate finanziarie! Equità sociali?
In Sicilia rimangono
debiti nei conti regionali di quasi 7 miliardi, 525 milioni e 547mila euro
contratti dalla Regione con gli istituti di credito. I debiti sono sulle spalle
di quegli stessi cittadini che, calcolati a rischio povertà, rimangono tuttavia esclusi
dalla possibilità di calmierare stipendi, pensioni e sprechi di quanti decidono
le finanziarie. In Sicilia come altrove, autonomie a parte.
Adesso il
concetto è: la politica può superare il fine mese e cittadini no?
Perché qui
la contraddizione rimane. Ci sono parlamentari che con il loro
lauto stipendio si lamentano e godono di privilegi a fronte di chi non ha stipendio e paga tutto.
In Sicilia elargirebbero
una manciata di speranze “a tempo
determinato” a chi rientra negli indicatori di povertà. Il “pacchetto
speranza” prevede lo stanziamento di 350 milioni di euro, in parte
coperti con il Fondo sociale europeo, in parte con i fondi Pac gestiti dal
Cipe, per quei quasi 40 mila disagiati con un indice Isee inferiore ai 5 mila
euro. 40 mila disagiati!!
Si tratterebbe di 500 euro al mese, per sei mesi, che
per tre anni può essere rinnovato a chi svolgerà attività sociali nei cantieri
lavoro, ivi compresa l’assistenza ad anziani, a carcerati, a minori. Il tutto
fino a 100 milioni. Altri 50 milioni sarebbero destinati ad assistere i più deboli.
Nulla da ridire sulle boccate
di ossigeno a chi sta morendo anche se le condizioni della sanità pubblica farebbero
dubitare del funzionamento delle macchine erogatrici. Ma come la mettiamo con le contraddizioni della vita politica, pagata da quegli stessi indigenti disagiati
che la eleggono a loro tutela?
Se il rischio povertà è misurato
da indicatori, allora perché non ci sono
indicatori che misurano il rischio-ricchezza
della politica che quella povertà dovrebbe eliminare e per sempre?
La ricchezza, quando è accumulata senza un
ragionevole contrappeso tra qualità del lavoro pagato dalla società e risultato
sul bene sociale, che è bene comune (!) , è essa stessa un ostacolo al principio
della “equità sociale” di cui sempre si discute ma che resta ancora valore da
elemosinare.
Distante dal civile diritto paritario.
Non è una cosa seria, come d'altronde nessuna iniziativa di Crocetta lo è stata.
RispondiEliminaIl recente referendum svizzero ne è una prova: dove si è ben amministrati, la stragrande maggioranza pretende lavoro e investimenti, non elemosine o giovani precari.
Queste farneticazioni andavano bene per Grillo, ma non vanno bene per un amministratore della cosa pubblica. Ma forse Crocetta non è un amministratore.