seguimi

Uno spazio aperto al confronto delle idee.

giovedì 23 giugno 2016

Reddito di cittadinanza politica con indicatori di rischio-ricchezza!

   La cittadinanza è un sacro valore paritario già discriminato?
L’occasione la dà il governatore siciliano che avrebbe istituito una sorta di “reddito di cittadinanza”, pur non previsto nella mini finanziaria regionale.
In quella manovra finanziaria invece è stato bocciato l’emendamento che avrebbe stabilito un tetto agli stipendi dei dirigenti degli enti e delle partecipate della Regione. Dei parlamentari non si discute nemmeno.
Allora il politico ricco non ha cittadinanza da misurare attraverso il reddito come se quella cittadinanza fosse uno status diversamente agibile?
Eppure sempre, dopo l’approvazione delle finanziarie, la maggioranza politica del momento ha confermato quanto si faccia per equilibrare e dare una ragione alle spese rispetto alle entrate finanziarie! Equità sociali?
In Sicilia rimangono debiti nei conti regionali di quasi 7 miliardi, 525 milioni e 547mila euro contratti dalla Regione con gli istituti di credito. I debiti sono sulle spalle di quegli stessi cittadini che, calcolati a rischio povertà, rimangono tuttavia esclusi dalla possibilità di calmierare stipendi, pensioni e sprechi di quanti decidono le finanziarie. In Sicilia come altrove, autonomie a parte.
Adesso il concetto è: la politica può superare il fine mese e cittadini no?
Perché qui la contraddizione rimane. Ci sono parlamentari che con il loro lauto stipendio si lamentano e godono di privilegi a fronte di chi non ha stipendio e paga tutto. 
In Sicilia elargirebbero una manciata di speranze “a tempo determinato” a chi rientra negli indicatori di povertà. Il “pacchetto speranza” prevede lo stanziamento di 350 milioni di euro, in parte coperti con il Fondo sociale europeo, in parte con i fondi Pac gestiti dal Cipe, per quei quasi 40 mila disagiati con un indice Isee inferiore ai 5 mila euro. 40 mila disagiati!!
Si tratterebbe di 500 euro al mese, per sei mesi, che per tre anni può essere rinnovato a chi svolgerà attività sociali nei cantieri lavoro, ivi compresa l’assistenza ad anziani, a carcerati, a minori. Il tutto fino a 100 milioni. Altri 50 milioni sarebbero destinati ad assistere  i più deboli. 
Nulla da ridire sulle boccate di ossigeno a chi sta morendo anche se le condizioni della sanità pubblica farebbero dubitare del funzionamento delle macchine erogatrici. Ma come la mettiamo con  le contraddizioni della vita politica,  pagata da quegli stessi indigenti disagiati che la eleggono a loro tutela?
Se il rischio povertà è misurato da indicatori, allora perché  non ci sono indicatori che misurano  il rischio-ricchezza della politica che quella povertà dovrebbe eliminare e per sempre?
La ricchezza, quando è accumulata senza un ragionevole contrappeso tra qualità del lavoro pagato dalla società e risultato sul bene sociale, che è bene comune (!) , è essa stessa un ostacolo al principio della “equità sociale” di cui sempre si discute ma che resta ancora valore da elemosinare.
Distante dal civile diritto paritario.

1 commento:

  1. Non è una cosa seria, come d'altronde nessuna iniziativa di Crocetta lo è stata.
    Il recente referendum svizzero ne è una prova: dove si è ben amministrati, la stragrande maggioranza pretende lavoro e investimenti, non elemosine o giovani precari.
    Queste farneticazioni andavano bene per Grillo, ma non vanno bene per un amministratore della cosa pubblica. Ma forse Crocetta non è un amministratore.

    RispondiElimina