Una
Inghilterra indecisa fino all’ultimo dati i risultati del referendum, ma che
partecipa con una percentuale abbastanza alta. Risicato il brexit ma ugualmente
efficace. Mentre Scozia e Londra, ma anche Irlanda del nord erano a favore
dell’Ue, il nord del paese ed il Galles sono state decisive. Ed è storia!
Una
storia, per la verità, densa di incognite interne, di sobbalzi politici tra i
due fronti della nazione divisa, una resa dei conti del partito con le ipotetiche
dimissioni del leader David Camerun che le annuncia per ottobre, o di appello
alle procedure previste dall’art 50 del
trattato di Lisbona o al via entro i due anni.
Adesso
le conseguenze immediate e quelle futuribili su tutti, non solo su quegli
inglesi “normali” come ha commentato Nigel Farage.
Inglesi
normali…..significa che chiedono una condizione più liberale e meno
assoggettata a regole europee vissute cone tradimenti alle tradizioni ed alla
sicurezza tutta inglese?
Confondono
alcuni commenti che avrebbero voluto la permanenza inglese in Europa quale
prodotto di buon senso. Quale buon senso?
Probabile
che si tratti delle paure delle ricadute
sull’economia globale, delle direzioni che potrebbe assumere la sterlina
nei mercati finanziari, delle uscite senza ritorni da una Europa che il brexit
condanna e pone irrevocabilmente in discussione.
Dunque
due le dimensioni interne più forti: nuovi accordi commerciali ed economici
futuri per la sterlina, nuovi assetti politici in Gran Bretagna. Entrambe rifletteranno le conseguenze in Europa e nei mercati.
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