Gli italiani sono stanchi di sentire le stesse parole e gli stessi ragionamenti che non conducono da alcuna parte.
Lo si
desume dai dati dell’affluenza alle urne, registrati alla fine di una giornata
domenicale, vero, dopo un presunto ponte festivo, vero, con il limite di voto
entro un solo giorno, vero, ma se gli italiani fossero stati convinti delle
proposte e della politica sarebbero stati presenti al voto.
L’italiano
non è menefreghista, nemmeno...
tanto distratto, probabile che sia molto stanco delle solite parole e del nullo risultato?
tanto distratto, probabile che sia molto stanco delle solite parole e del nullo risultato?
Tra le
tante critiche, ce lo concediamo tale spunto di ragioni che potrebbero essere
la voce di quella percentuale assente ieri tra i 16.273.305 aventi
diritto al voto?
Se per i
1342 comuni interessati alle amministrative, l’affluenza nazionale complessiva,
con la solita esclusione di Valle d'Aosta, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia
Giulia, Sicilia (qui si registra il 65,32%), è stata del 62,14,
non addebiterei al disinteresse quel 37,85% di voti mancanti. Non siete
d’accordo?
Se città
simbolo come Roma
registrano un’affluenza definitiva del 57,19%, Napoli del 54,14%, Torino del 57,19%, Bologna del 59,75%, Cagliari
del
60,19%, tutto il resto sta protestando.
E non da ora quanto
piuttosto da anni se richiamiamo alla mente quello che è successo nelle
precedenti scadenze elettorali. Più di 1,138
milioni di elettori, registrava il Censis, si sono persi e di certo non per
piacere o per rinuncia.
Io credo per sfiducia.
Le cronache, ormai
sempre più fitte di denunce, pongono quale prioritaria dagli anni ’70 la
questione morale. Eppure si continua e leggerne.
Ed indubbio che, collegato a tale problema, il dovere del
voto si sia spostato alla considerazione che ad ogni dovere ha anche un
corrispondente diritto. Ed allora ci si chiede quale diritto si abbia se il
voto non sposta alcun indicatore socio, economico, finanziario, lavorativo,
etico, morale per cui aumenta la povertà, diminuiscono i servizi, si perdono
valori di cittadinanza.
Insomma qualsiasi soggetto politico si voti alla fine
accordi e alleanze, mi pare si chiamino condivisioni, rimescolano le carte
del gioco. Non vince chi vince, non perde chi perde! Le responsabilità si
mescolano alle non responsabilità.
Credo proprio che dovremo fare i conti con l'ormai superato
sistema delle ideologie che un tempo hanno reso
mitici pensieri e posizioni. Quel sistema è stato distrutto dalla globalizzazione
dei mercati e reso “antico” dalle tecnologie che modificano in fretta pensieri
ed economie lasciando il posto a logiche amministrative non legate ad una
destra o ad una sinistra.
Rimane l’astensione che è una risposta di disorientamento
al disorientamento della politica che recita a soggetto ed alle sue vecchie conflittualità senza
senso attuale.
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