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lunedì 6 giugno 2016

Gli italiani protestano. Non vi è dubbio!

Gli italiani sono stanchi di sentire le stesse parole e gli stessi ragionamenti che non conducono da alcuna parte.
Lo si desume dai dati dell’affluenza alle urne, registrati alla fine di una giornata domenicale, vero, dopo un presunto ponte festivo, vero, con il limite di voto entro un solo giorno, vero, ma se gli italiani fossero stati convinti delle proposte e della politica sarebbero stati presenti al voto.
L’italiano non è menefreghista, nemmeno...
tanto distratto, probabile che sia molto stanco delle solite parole e del nullo risultato?
Tra le tante critiche, ce lo concediamo tale spunto di ragioni che potrebbero essere la voce di quella percentuale assente ieri tra i 16.273.305 aventi diritto al voto? 
Se per i 1342 comuni interessati alle amministrative, l’affluenza nazionale complessiva, con la solita esclusione di Valle d'Aosta, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Sicilia (qui si registra il 65,32%), è stata del 62,14, non addebiterei al disinteresse quel 37,85% di voti mancanti. Non siete d’accordo?
Se città simbolo come Roma registrano un’affluenza definitiva del 57,19%, Napoli del 54,14%, Torino del 57,19%, Bologna del 59,75%, Cagliari del 60,19%, tutto il resto sta protestando.
E non da ora quanto piuttosto da anni se richiamiamo alla mente quello che è successo nelle precedenti scadenze elettorali. Più di 1,138 milioni di elettori, registrava il Censis, si sono persi e di certo non per piacere o per rinuncia.
Io credo per sfiducia.
Le cronache,  ormai sempre più fitte di denunce, pongono quale prioritaria dagli anni ’70 la questione morale. Eppure si continua e leggerne.
Ed indubbio che, collegato a tale problema, il dovere del voto si sia spostato alla considerazione che ad ogni dovere ha anche un corrispondente diritto. Ed allora ci si chiede quale diritto si abbia se il voto non sposta alcun indicatore socio, economico, finanziario, lavorativo, etico, morale per cui aumenta la povertà, diminuiscono i servizi, si perdono valori di cittadinanza.
Insomma qualsiasi soggetto politico si voti alla fine accordi e alleanze, mi pare si chiamino condivisioni, rimescolano le carte del gioco. Non vince chi vince, non perde chi perde! Le responsabilità si mescolano alle  non responsabilità.
Credo proprio che dovremo fare i conti con l'ormai superato sistema delle ideologie che un tempo hanno reso mitici pensieri e posizioni. Quel sistema è stato distrutto dalla globalizzazione dei mercati e reso “antico” dalle tecnologie che modificano in fretta pensieri ed economie lasciando il posto a logiche amministrative non legate ad una destra o ad una sinistra.

Rimane l’astensione che è una risposta di disorientamento al disorientamento della politica che recita a soggetto ed alle sue vecchie conflittualità senza senso attuale.  

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