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martedì 14 giugno 2016

Antonio uomo, Antonio santo, Antonio amico

 A chi sospetta che ci sono nomi più famosi e meno, risponde un calendario dove sono elencati i martiri associati al “dies natalis”, il giorno della loro morte  e della nascita in cielo.
Antichissimo calendario legato all’uso cristiano,  che nel medioevo si ritrova tutti i giorni segnati da almeno un nome ed una storia da ricordare ad esempio e modello. Poi l'effetto simpatico dei fedeli fa il resto per cui, è vero, ci sono uomini diventati santi che che si celebrano in misure più solenni e affollate. Come per Antonio da Padova, il santo con il giglio bianco, con il libro, con Gesù bambino o con il pane in mano, entrambi simboli di semplicità, di studio della Bibbia e cultura, di umanità e di amore per i poveri, che non è il Sant'Antuono Abate, quello con il maiale e con il fuoco!
Il 13 giugno è il suo giorno ma questo sant'Antonio non è italiano, nacque a Lisbona nel 1195  e non si chiamava nemmeno  Antonio ma al secolo Fernando Martim de Bulhões e Taveira Azevedo, di famiglia nobile più o meno imparentata con il fiammingo Goffredo di Buglione, difensore del Santo Sepolcro, che abbiamo conosciuto studiando la Prima Crociata.
Fernando desiderava una vita più...fraterna e vera e fu per questo che volle far parte dei frati Minori mutando il proprio nome in Antonio, in onore dell'omonimo abate egiziano!  Già nel 1210, a quindici anni,  decise di entrare a far parte dei Canonici regolari della Santa Croce e dell'Abazia di san Vincenzo a Lisbona poi continuò sul suo percorso alla ricerca di amore spirituale e verità. 
Ma come arriva a Padova? 
Dopo l’ordinazione sacerdotale del 1219 a Coimbra, la rinuncia per febbre malarica ad una predicazione in Marocco e la bufera che lo avrebbe spinto a Messina, dopo un soggiorno ad Assisi legato al suo padre spirituale Francesco, la peregrinazione in tutta Italia, non trascurando di opporsi in Francia alle eresie dette "martello degli eretici", aperte case di preghiera e conventi, si stabilì a Padova, eccola la città legata al suo nome!
Ed è lì che visse ancora,  in un abitacolo costruito tra i rami di un grande noce, nell’eremo di Camposanpiero  che un nobile del posto gli aveva donato. Certo non mancano i racconti come quello del nobile attirato da una grande luce che usciva dalla celletta: era Gesù Bambino che faceva visita ad Antonio.
Ma Antonio era già famoso per la sua convinzione contro l'orgoglio, la lussuria, l'avarizia e l'usura ed i miracoli, tanto che confessava per molte ore al giorno i sempre numerosi fedeli. Ed era famosissimo per i suoi miracoli.
Fu a  mezzogiorno del 13 giugno 1231 che, sentendosi male,  volle essere trasportato a Padova, dove voleva morire, e le spoglie vennero conservate nel "suo" convento di Santa Maria Mater Domini. Ovviamente, quando si è legati a certa notorietà, non mancarono le dispute sulla sua sepoltura.
Miracoli tanti. Ma a me piace ricordare le parole tratte da un Sermones  di Antonio
« Qui, in terra, l'occhio dell'anima è l'amore, il solo valido a superare ogni velo. Dove l'intelletto s'arresta, procede l'amore che con il suo calore porta all'unione con Dio » Io non so se è sempre vero, non so se gli amici Antonio siano o no credenti, ma non importa. A ciascuno dedico l’augurio di amare!

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