A chi sospetta che ci sono
nomi più famosi e meno, risponde un calendario dove sono elencati i martiri
associati al “dies natalis”, il
giorno della loro morte e della nascita
in cielo.
Antichissimo calendario
legato all’uso cristiano, che nel
medioevo si ritrova tutti i giorni segnati da almeno un nome ed una storia da
ricordare ad esempio e modello. Poi l'effetto simpatico dei fedeli fa il resto per cui, è vero, ci sono uomini diventati santi che che si celebrano in misure più
solenni e affollate. Come per Antonio da Padova, il santo con il giglio bianco, con il libro,
con Gesù bambino o con il pane in mano, entrambi simboli di semplicità, di studio
della Bibbia e cultura, di umanità e di amore per i poveri, che non è il Sant'Antuono Abate,
quello con il maiale e con il fuoco!
Il
13 giugno è il suo giorno ma questo sant'Antonio non è italiano, nacque a Lisbona nel 1195 e non si chiamava nemmeno Antonio ma al secolo Fernando Martim de Bulhões e Taveira Azevedo, di
famiglia nobile
più o meno imparentata con il fiammingo Goffredo di Buglione, difensore del Santo Sepolcro, che abbiamo conosciuto studiando
la Prima
Crociata.
Fernando
desiderava una vita più...fraterna e vera e fu per questo che volle far parte dei frati
Minori mutando il proprio nome in Antonio, in onore dell'omonimo abate
egiziano!
Già nel 1210, a quindici anni, decise di entrare a far
parte dei Canonici regolari della Santa Croce e dell'Abazia di san Vincenzo a Lisbona poi continuò sul suo percorso alla ricerca di amore spirituale e verità.
Ma come arriva a Padova?
Dopo
l’ordinazione sacerdotale del 1219 a Coimbra, la rinuncia per febbre malarica
ad una predicazione in Marocco e la bufera che lo avrebbe spinto a Messina, dopo
un soggiorno ad Assisi legato al suo padre spirituale Francesco, la peregrinazione in tutta Italia, non
trascurando di opporsi in Francia alle eresie dette "martello degli eretici", aperte case di preghiera e conventi, si stabilì a
Padova, eccola la città legata al suo nome!
Ed è lì che
visse ancora, in un abitacolo costruito
tra i rami di un grande noce, nell’eremo di Camposanpiero che un nobile del posto gli aveva donato. Certo
non mancano i racconti come quello del nobile attirato da una grande luce che
usciva dalla celletta: era Gesù Bambino che faceva visita ad Antonio.
Ma Antonio
era già famoso per la sua convinzione contro l'orgoglio, la lussuria, l'avarizia e
l'usura ed i miracoli, tanto che confessava per molte ore al giorno i sempre
numerosi fedeli. Ed era famosissimo per i suoi miracoli.
Fu a mezzogiorno del 13 giugno 1231 che, sentendosi
male, volle essere trasportato a Padova, dove voleva morire, e le spoglie vennero conservate nel "suo"
convento di Santa Maria Mater Domini. Ovviamente, quando si è legati a certa
notorietà, non mancarono le dispute sulla sua sepoltura.
Miracoli tanti. Ma a me piace ricordare le
parole tratte da un Sermones di Antonio
« Qui,
in terra, l'occhio dell'anima è l'amore, il solo valido a superare ogni velo.
Dove l'intelletto s'arresta, procede l'amore che con il suo calore porta
all'unione con Dio » Io non so se è sempre vero, non so se gli amici Antonio siano o no credenti, ma
non importa. A ciascuno dedico l’augurio di amare!
Nessun commento:
Posta un commento