Tra bello e brutto, vero e falso c’è
differenza?
La prima risposta che suscita una
domanda alquanto scontata è certamente scontata.
Eppure una riflessione su bello e
brutto, vero e falso, oggi, non rimane vincolata ai margini di filosofie
destinate alla cultura di pochi ma si estende al quotidiano di tutti.
Non si tratta di arte ancorata a
dimensioni astratte né di giudizio legato ad aspetti giuridici, quanto
piuttosto della nostra vita quotidiana e dei pre-giudizi che abbiamo coltivato,
che forse anche modifichiamo ma che certamente
ci condizionano nelle scelte.
Ogni giorno è una pagina della nostra arte di pensare, di sentire noi e
gli altri belli o brutti, veri o falsi,
a fronte di ideali e preconcetti, forse ma sempre in una girandola di emotività
che determina cosa faremo e come.
Se Massimo Cacciari viene chiamato a
discutere la lectio magistralis sull’enigma del bello e la letteratura contemporanea
offre una straordinaria bibliografia sul vero-falso, dovrà pur significare che
ci navighiamo ogni giorno senza forse rifletterci e che “etica” ed “estetica”
sono comunemente percepite ma non sono chiare. C’è un confine tra le due parti
che sembrano scontrarsi, ma spesso addirittura confondersi.
E ci confondono davvero attraendoci
nella idea delle tre streghe di Macbeth che affermano “ il bello è brutto ed il
brutto è bello”, che prende efficacia invertendo i poli di morale ed etica,
come dire del buon senso e della ragione. Non ti confondere, li senti anche tu,
invadono i nostri pensieri che penetrano nel nostro animo come quando
accettiamo o rifiutiamo una verità emotiva con quella bella difesa “ogni scaraffone è bello a mamma soja”!
In realtà la bellezza si
fabbrica o si decifra?
Piuttosto si “sente o si
ri-conosce”?
Mario Lo Presti commenta
il recente film Macbeth: “Bello è il brutto e brutto è il bello”, dicono le Tre Streghe:
significa che tutta la vita, e il suo dramma, sono lacerazioni infinitesimali
di piccole immagini che solo riunite assieme possono donare un ritratto
completo…. La visione della vita -si
completa- solo unendosi in un giorno di
buio e di tempesta. “
Può essere vero.
Ma io credo che se vogliamo uscire dalla visione
macbethiana che vede la vita e l’essere come
"un'ombra che cammina; un povero commediante che si pavoneggia e si
agita, sulla scena del mondo, per la sua ora, e poi non se ne parla più. Una
favola raccontata da un idiota, piena di rumore e di furore, che non significa
nulla" (Shakespeare - Opere - Sansoni, pag. 972), dobbiamo uscire
fuori dal relativismo permissivo e maturare consapevolezza dei poli del nostro
vivere sentendo.
Una forma di emotività cosciente che forse è una delle
poche chiavi che aprono alla libertà. Sempre che esista!
Mafri
Nessun commento:
Posta un commento