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giovedì 12 maggio 2016

Immersi nel bello-brutto, nel vero-falso?

Tra bello e brutto, vero e falso c’è differenza?


La prima risposta che suscita una domanda alquanto scontata è certamente scontata.
Eppure una riflessione su bello e brutto, vero e falso, oggi, non rimane vincolata ai margini di filosofie destinate alla cultura di pochi ma si estende al quotidiano di tutti.
Non si tratta di arte ancorata a dimensioni astratte né di giudizio legato ad aspetti giuridici, quanto piuttosto della nostra vita quotidiana e dei pre-giudizi che abbiamo coltivato, che forse anche modifichiamo ma che certamente   ci condizionano nelle scelte.
    Ogni giorno è una pagina della nostra arte di pensare, di sentire noi e gli altri  belli o brutti, veri o falsi, a fronte di ideali e preconcetti, forse ma sempre in una girandola di emotività che determina cosa faremo e come.
Se Massimo Cacciari viene chiamato a discutere la lectio magistralis sull’enigma del bello e la letteratura contemporanea offre una straordinaria bibliografia sul vero-falso, dovrà pur significare che ci navighiamo ogni giorno senza forse rifletterci e che “etica” ed “estetica” sono comunemente percepite ma non sono chiare. C’è un confine tra le due parti che sembrano scontrarsi, ma spesso addirittura confondersi.
E ci confondono davvero attraendoci nella idea delle tre streghe di Macbeth che affermano “ il bello è brutto ed il brutto è bello”, che prende efficacia invertendo i poli di morale ed etica, come dire del buon senso e della ragione. Non ti confondere, li senti anche tu, invadono i nostri pensieri che penetrano nel nostro animo come quando accettiamo o rifiutiamo una verità emotiva con quella bella difesa “ogni scaraffone è bello a mamma soja”!
In realtà la bellezza si fabbrica o si decifra?
Piuttosto si “sente o si ri-conosce”?
Mario Lo Presti commenta il recente film Macbeth: “Bello è il brutto e brutto è il bello”, dicono le Tre Streghe: significa che tutta la vita, e il suo dramma, sono lacerazioni infinitesimali di piccole immagini che solo riunite assieme possono donare un ritratto completo….  La visione della vita -si completa- solo unendosi in un giorno di buio e di tempesta. 
Può essere vero.
Ma io credo che se vogliamo uscire dalla visione macbethiana  che vede la vita e l’essere come "un'ombra che cammina; un povero commediante che si pavoneggia e si agita, sulla scena del mondo, per la sua ora, e poi non se ne parla più. Una favola raccontata da un idiota, piena di rumore e di furore, che non significa nulla" (Shakespeare - Opere - Sansoni, pag. 972), dobbiamo uscire fuori dal relativismo permissivo e maturare consapevolezza dei poli del nostro vivere sentendo.

Una forma di emotività cosciente che forse è una delle poche chiavi che aprono alla libertà. Sempre che esista!
Mafri

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