Santificare i pensionati, (l’etimologia del termine sacrificium rimanda al latino sacer- facere, cioè rendere sacro, togliendo
dei beni), è un pio pensiero ma sarebbe
possibile santificare quella nutrita pletora di agganciati alla politica nel
più nascosto sottobosco di Enti, consorzi, fondazioni, partecipate da Regioni,
province e comuni?
Probabilmente quell’ambiente non naturale si conosce poco, parcellizzato com’è da
perderne il conto. Proprio lì la spesa pubblica si fa pesante.
Oltre al fatto che lì
prolifera la fungaia burocratica!
Sono Enti pubblici sottobosco della politica e tengono ferma la forbice!
Sono Enti pubblici sottobosco della politica e tengono ferma la forbice!
Non chiedere cosa facciano poi veramente
e quanto costino quei consigli di amministrazione, presidenti compresi, per
fare cosa.
Consideriamo
che in troppo casi i vertici di tali enti percepiscono al mese più del
Presidente USA? Solo in stipendi circa 20 miliardi l'anno.
Di questi, 10
miliardi potrebbero essere tranquillamente tagliati: lo sostenne Milena Gabanelli in un memorabile Report.
Di fatto ti dicono che nascono
per svolgere una funzione di interesse pubblico. Però come se ne
misuri l’utilità, ed il compenso conseguente, è davvero molto difficile capirlo
come è alquanto ombroso il motivo per cui la spending
review li sorvola pur se alcune testate giornalistiche hanno evidenziato che la L.112 del 2008 è intervenuta su 49 dei 1000 enti individuati quali inutili.
Su questi 49, oltre che sugli altri, non
state a chiedervi come è andata a finire. Alcuni enti ex soppressi hanno
cambiato nome, altri sono stati accorpati, altri si sono rivolti al Tribunale
con tempi allungati. Perché?
Questa è una chicca.
Per sopprimere un ente occorre
prima “liquidarlo”. E’ un passaggio amministrativo intermedio, che può durare
anche decenni. Certo, si pensò bene di accorciare i tempi creando un apposito ente, l'Iged.
Hai idea delle scatole cinesi?
Ecco, tale “Ispettorato generale per la liquidazione di enti disciolti"
avrebbe dovuto gestire le procedure di scioglimento
degli enti inutili. Ed è finita che, stante uno studio della Confesercenti, l'Iged, con quattordici uffici, quattordici
dirigenti e circa 100 funzionari,
costava allo Stato quasi 50 milioni di euro l'anno! La Corte dei Conti
ha calcolato che l’Iged è costato dal 2000, 99 milioni e 581mila euro. Non c’è
che dire!
Sciogliere chi doveva sciogliere? L’Iged,
nel 2008, fu inglobato nell’Ispettorato generale di Finanza che conta molti uffici dirigenziali non generali e posizioni
dirigenziali per lo svolgimento di servizi ispettivi.
Ed
allora? Gli Enti rimangono, pagati con i
soldi pubblici e costituiscono un costo elevatissimo per la
collettività. Sono
utili?
A ben leggere l’elenco corposo, sembra
che si tratti di continue deleghe della serie: quello che spetterebbe fare ad
un ufficio pubblico lo si distribuisce a tanti altri, magari con altre regole,
ed è fatica civile!
Ebbene, da un censimento che nel 1998 fece
Raffaele Costa, quel parlamentare piemontese famoso per la sua
battaglia all'assenteismo dei dipendenti pubblici ed alla pausa cappuccino nei
ministeri, risultarono da 500 a
1000 Enti inutili.
Roberto Calderoli individuò 1.612 enti da eliminare, dannosi e Franceschini risuscitava l’Enit già
commissariato.
L' ex
ministro dell' Economia Giulio Tremonti calcolò che i nominati alla presidenza
di Enti ed aziende pubbliche, raggiungevano la cifra di un milione e
duecentomila. Ricavane tu il costo!
Il Codacons stesso,
che si è fermato a 500 enti inutili,
calcola che i loro relativi costi inutili sarebbero 10 miliardi di euro all’anno.
Per
quelli catalogati dal Ministero dello Sviluppo economico, il costo ammonterebbe
a circa 7 miliardi di euro l'anno, di cui 2,5 miliardi solo per i consigli di
amministrazione!
Ma
secondo l'Unione delle Province d'Italia ed alcuni giornalisti economici come
Marco Cobianchi, gli enti, "strutture
create dal nulla per spartire poltrone" con funzioni che già svolgono
le regioni, le province e i comuni, dunque
inutili pur se mantenuti dai
cittadini, sarebbero addirittura 3127, di cui oltre 3mila consorzi pubblici, una enormità!
Anche il giornalista Antonio Parisi ha
scritto un libro sugli Enti inutili, “…..autentico
esercito di cavallette che, assiso su una inestricabile giungla di poltrone, ha
creato in oltre un trentennio uno spaventoso buco nei conti pubblici del
Paese.”
Eppure
i 91 consorzi di bonifica istituiti nel 1933 con regio decreto, con i loro
consigli dei delegati, i presidenti ed i revisori dei conti, li teniamo in vita azzardando che l’Italia sia
ancora una palude o possa tornare ad esserlo?
Ci sono anche gli Ato, 222 Ambiti territoriali ottimali, 91
Ato acque, 131 Ato rifiuti organismi dotati di uffici, consigli di amministrazione,
sedi, che si occupano di gestire le risorse idriche e i rifiuti. Si dovevano
sopprimere entro il 2011 anche questi che costano oltre 240 milioni di euro
l'anno.
Carini i 63 bacini imbriferi montani, Bim! Sono Enti il cui scopo “…..è quello di favorire il
progresso economico e sociale della popolazione abitante nei Comuni consorziati”,
quelli che ricadono all'interno di un bacino imbrifero montano di un fiume.
Commentarli ad uno ad uno è compito assai arduo. Possiamo solo ricordare
insieme che i loro bilanci sono in perdita in tutte le regioni italiane.
Che dire, d’altronde, delle
società partecipate che ci costano 26 miliardi, quelle che vengono create per
fornire servizi e sono pagate con finanza pubblica?
Secondo Carlo Cottarelli sono circa
10.000, mentre la Corte dei Conti ne conta 7.500. Un terzo delle oltre 5.000 partecipate dagli enti locali (50 sono
quelli dallo Stato e 2.200 sono enti di varia natura, consorzi e fondazioni) presenta conti in rosso. I pagamenti a
qualsiasi titolo erogati dai Ministeri nei loro confronti erano 30,55 miliardi
nel 2011. Ma sono diminuiti negli anni, pur colorandosi ancora in rosso.
Ho letto che in Sicilia, ad esempio, tali partecipate introitano 36 milioni di euro di utili, ma
registrano perdite per 117 milioni! Però
siamo in buona compagnia con ben 368 partecipate in Emilia Romagna, 258 in Veneto, 220 in Liguria, 253 in Piemonte, 297
in Lombardia, 262 in Campania e perfino nel meno popoloso Molise ce ne sono 21 ed in Puglia non manca
l’ “Ente autonomo fiera mostra
dell'Ascensione di Francavilla Fontana”!
Certo, non può nemmeno mancare l' “Unione Nazionale per la Lotta contro
l' Analfabetismo”. Dal 1947, data della
sua fondazione, si registrano circa 13milioni di semianalfabeti, 13 milioni di
analfabeti di riporto, che si sommano ai 2 milioni di analfabeti su una
popolazione italiana di 58 milioni. Sentirsi uniti è confortante!
Piuttosto in molti casi c’è fantasia ma anche storia se penso ad Enti e
fondazioni come l’ “Istituto di
beneficenza Vittorio Emanuele III”, risalente al 1907, o l' “Ente per il patronato pro-ciechi” sorto
per intervento della Regina Margherita, o l' “Opera nazionale combattenti” fondato durante la 1° guerra mondiale.
Alla
lettura dell’elenco, tratto da fonti ministeriali, sembra che ci siano
ripetizioni ed invece non è così. Gli enti sono suddivisi per tipologie e ciascuno
lo devi considerare presente in ogni regione. Sono
ü enti sottoposti al
controllo della ragioneria generale dello Stato,
ü enti pubblici ed
economici, i pubblici sottoposti al controllo della Corte dei Conti,
ü enti sottoposti
alla Tesoreria unica,
ü enti i cui bilanci
«vanno annessi agli stati di previsione della spesa dei ministeri» e quindi di
quelli allegati alle leggi di bilancio e di stabilità.
ü aziende controllate
dal ministero dell' Economia,
ü organismi e società
di tutte le regioni italiane,
No, non ci pensare nemmeno! La legge di stabilità di ottobre 2015 non presenta alcun intervento per abbattere i costi degli enti inutili. Questo esercito rimane silenziosamente nel sottobosco mentre il pensionato, povero, paga.
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