Femminicidio,
un sintomo della specie “scimmie-umane”
L’argomento meriterebbe un ben più erudito e continuo
dibattitto tra storici, psicologi, neuroscienziati, antropologi e pedagoghi e
anche giuristi, avvocati, magistrati e politici. Ho cercato quindi, nei miei
limiti da profano, di riassumere più motivi per poi cercare di offrire
un’eventuale possibile via per il contenimento del problema.
Avevo infatti...
seguito, rimanendone addolorato e
scioccato, quest’altra ennesima vicissitudine dell’uccisione crudele, bruciata
viva, di quella giovane romana di 22 anni di nome Sara. E non nascondo che dal
primo momento avevo temuto, quasi con angoscia, la medesima trama di tante
altre analoghe violente tragedie.
Negli ultimi anni è ormai come una mattanza che quasi
quotidianamente si ripete. Non desidero pertanto raccontare quest’altro dramma,
poiché basta andare semplicemente su Internet per vederne l’orrore. Vorrei
invece provare ad analizzare questo tremendo elemento del femminicidio,
peraltro anche molto italiano e più recententemente anche “figlicida”, che sta
insanguinando la nostra Nazione come fosse una sorta di contagiosa psicopatia
seriale, nonostante il Senato, nella seduta dell’11 ottobre 2013, abbia
approvato, ad esempio, con 143 voti favorevoli, 3 contrari e nessun astenuto il
disegno di legge n. 1079 di conversione in legge del decreto-legge n. 93,
recante “disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della
violenza di genere”.
Comincio dunque con l’invocare una conseguente inflessibile
repressione penale, che mi auguro adottino i giudici. Ma subito dopo, come si
dovrebbe sempre agire, specialmente in presenza del complesso essere umano,
vorrei scrutare più in profondità e nella fattispecie dietro la facciata della
nostra singolare e fantastica apparenza umana (senza volere con questo
sollevare delle suscettibilità) poiché secondo la teoria dell’evoluzione siamo poi
tutti di fatto (nessuno esente su questa Terra) appartenenti innanzitutto al
mondo animale e, quindi, abbiamo tutti gli innati istinti e pulsioni delle
altre specie, in particolare dei nostri prossimi cugini primati e, più in
generale, dei nostri parenti mammiferi, in cui la sottomissione della femmina, persino
come l’uccisione dei figli, specialmente generati con altri maschi, è piuttosto
diffusa (escluso qualche diverso caso, come tra le iene, tra le quali la
situazione del predominio s’inverte a favore delle femmine, o come l’anaconda,
alcuni ragni, ecc.).
Prendiamo dunque atto e soprattutto accettiamo che c’è innegabilmente
qualcosa di preistorico, direi quasi ferino, dentro di noi. D’altra parte il
padre della psicologia analitica del ‘900 diceva che potenzialmente siamo tutti
criminali. Le culture del passato d’altronde, ma pure del presente,
addebitavano certi nostri feroci e imprevedibili comportamenti ad entità divine
mezzi uomini e mezzi animali. Negli ultimi due millenni è comparsa anche la
figura del diavolo con le corna o con gli zoccoli quale origine di male e
sofferenze. La realtà che ci dice oggi la scienza moderna è che nel nostro complesso
quanto ancora sconosciuto cervello, s’intersecano in modo risaputo, anche a
livello fisiologico, parti antichissime e altre recenti, quindi ancestrali
istinti e, in ultimo (nelle varie fasi evolutive), percezioni razionalizzate proprio
della specie umana, a cui si aggiunge la continua interazione (più o meno
consapevole) con l’ambiente esterno. Quest’ultimo, com’è noto, influenza in
modo notevole e rapido la nostra mente, proprio in quanto siamo esseri che cerebralmente
nasciamo predisposti, ma di contro prematuri in tutto, sia fisicamente che mentalmente,
ma così potendoci forgiare e formare senza vincoli connaturati. Infatti la
scienza moderna ci dice che il nostro cervello riconosce se stesso verso i
vent’anni e raggiunge la piena maturità fisiologica verso i quaranta, come
invece non possono fare le altre specie, neppure i nostri più prossimi cugini
primati, che in sostanza nascono già formati e quindi impossibilitati ad
evolversi. Questa è anche una caratteristica che permesso l’affermarsi di noi
mammiferi rispetto ai nostri affini marsupiali che sono formati già al feto. Per
queste nostre duttili caratteristiche cerebrali e fisiche siamo divenuti la
specie dominante, nonostante vivessimo in giungle con predatori aventi canini
di oltre venti centimetri e malgrado siamo apparsi solo da qualche secondo per
i tempi geologici. Ma, in un certo senso, siamo ancora un sostanziale mistero,
poiché nulla di così evoluto animale come noi, che ci risulti, avrebbe mai
calpestato la Terra in circa seicentocinquanta milioni di vita complessa.
Peraltro anche nell’antichità avevano intuito questa
nostra natura oscura. Certi primitivi (e direi anche crudeli) meccanismi
familiari, sociali, culturali e fondamentalisti, purtroppo ancora più o meno
diffusi in alcune parti del mondo, sono stati con tutta evidenza elaborati per
necessità sociali (ed oggi diremmo per mantenere l’ordine pubblico) allorquando
sono sorte le prime stanziali comunità, così da imporre dei rigidi controlli
all’aggressività propria dell’essere umano (potremmo dire del primate che c’è
in ognuno di noi) e che si moltiplicano con le proprietà innate del nostro
potente cervello, quali l’immaginazione, l’emulazione, la creatività, la
razionalità e soprattutto la capacità di pianificare all’infinito, il tutto
insieme ad un corpo ed arti che sembrano fatti per questo. Poteri cerebrali che
però si manifestano sia nel bene che nel male e anche il peggiore. Pertanto, quelle
dure “regole” dei millenni scorsi, come la legge del taglione prima dei Babilonesi
e poi degli Assiri e a seguire di altri nei secoli (tutt’ora similmente esistenti
nello spirito in varie Nazioni) avevano certamente il precipuo intento di
fissare una sorta di civilizzazione nella tribale visione di quei tempi remoti
(come anche oggi analogamente in diversi Stati) così da evitare che quelle
società continuassero ad essere dei coacervi di meri clan e gruppi, in perpetua
lotta animale, uccisioni, stupri, saccheggi, cannibalismo, ecc.
Eppure anche quelle regole, per quanto repressive, non
hanno poi così tanto funzionato. La Storia umana, malgrado anche tante
omissioni professionali, mistificazioni politiche e ipocrisie dottrinali, è
purtroppo e troppo piena di esempi di stupri, anche di massa, violenze di ogni
genere e delle più inimmaginabili atrocità, compiuti da tutti senza distinzioni
di colore, estrazione, etnia, regno, ideologia, religione, ecc. a tutt’oggi. Non
siamo neanche poi così esenti nelle nostre civiltà occidentali. Seppure va
riconosciuto che da qualche secolo, forse anche per le sconvolgenti atrocità di
due recenti guerre mondiali nonché la nascita un secolo addietro dello studio
della psiche e più recentemente delle neuroscienze parallelamente ad una
maggiore coscienza civile, giuridica, formativa, scolastica e sociale, in
qualche modo abbiamo visto anche da noi un’evidente diversità tra i nostri
popoli occidentali e le visioni (legittime ma certo per noi civilmente non
condivisibile) di altre nazioni e culture.
Pur nonostante, da qualche decennio stiamo registrando
un innesco di episodi di violenza di ogni genere, soprattutto sessuali, tra cui
il femminicidio, addirittura tra nuove generazioni. Ciò significa che qualcosa
nella formazione, indirizzo ed educazione non funziona più. Forse è l’ora di
aggiornarci anche noi nelle nostre cosiddette evolute società occidentali. D’altra
parte, seppure tutto ciò che si pensava di sapere fino a cinquant’anni addietro
rimane rispettabile e degno di ammirazione per le lodevoli intuizioni da cui
scaturiva quel sapere, è chiaro per chi può e vuole vedere che, alla luce della
scienza moderna, tutte le conoscenze del passato sembrano risalire cinquemila anni
addietro.
E allora, premesso che molto spesso i genitori sono
sostanzialmente altrettanti figli adulti e pertanto la famiglia spesso (quasi
sempre) non riesce a controbilanciare eventuali problemi, una delle soluzioni
(ma non la sola) anche al drammatico problema del femminicidio e in generale a qualsiasi
manifestazione di violenza, è una moderna e scientifica formazione ed
istruzione sociale e culturale, sin da bambini e poi adolescenti e ancora
attraverso i media e l’informazione a seguire negli anni, anche controbilanciando
certa cosiddetta cultura trash, oppure troglodita o ancora demenziale (così
tanto purtroppo in voga poiché non pareggiata). SI DOVREBBE pertanto, sin dalla
scuola primaria, gradualmente e proporzionalmente, ma quotidianamente,
insegnare ai nostri alunni e poi studenti, come materie al pari dell’italiano
le norme del vivere civile, i diritti e i doveri, poi anche cosa c’è nella
nostra testa e nel nostro corpo, come siamo composti, chi siamo, da dove forse
veniamo e dove potremmo andare, cos’è la Terra, l’Universo, ecc. come si arriva
alla tecnologia moderna, ecc. ma pure a cadenza mensile abituarli a visitare
gli ammalati, gli anziani, per consapevolizzare anche la comprensione, la sofferenza,
solidarietà, condivisione, ecc. Si formerebbero così nuove generazioni di
cittadini con una conoscenza concreta, moderna, veritiera, naturale,
scientifica e con il senso del sociale, della tolleranza, della solidarietà e
del rispetto dell’altro. Nuove generazioni che di certo e in buona parte un
domani, cambieranno in senso progressista molti stantii retaggi culturali e di
riflesso influenzeranno anche gli adulti.
Diversamente assisteremo sempre più ad un peggioramento
dell’individuo e quindi della collettività, poiché ogni anno continueremo a
sfornare unicamente intelligenti (e anche stupidi) primati. Magari alcuni
preparati, competenti, esperti, tecnici, luminari, ma sostanzialmente
egocentrici e misantropi “scimmioni intelligenti”. Se nella nostra cultura
cosiddetta occidentale - e soprattutto in quella italiana, così rafferma - non
si cambia l’attuale stantia concezione dell’essere umano, andrà sempre peggio,
poiché l’umano lascerà sempre più spazio alla bestia primordiale che c’è in
ognuno di noi (nessuno esente su questa Terra).
Mi è dispiaciuto molto per Sara, come per tante altre. Poteva essere la figlia di ognuno di noi.
Non si può andare avanti così.
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