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martedì 31 maggio 2016

Come si può uccidere un BOCCIOLO...? di Adduso Sebastiano

Femminicidio, un sintomo della specie “scimmie-umane”
L’argomento meriterebbe un ben più erudito e continuo dibattitto tra storici, psicologi, neuroscienziati, antropologi e pedagoghi e anche giuristi, avvocati, magistrati e politici. Ho cercato quindi, nei miei limiti da profano, di riassumere più motivi per poi cercare di offrire un’eventuale possibile via per il contenimento del problema.
Avevo infatti...
seguito, rimanendone addolorato e scioccato, quest’altra ennesima vicissitudine dell’uccisione crudele, bruciata viva, di quella giovane romana di 22 anni di nome Sara. E non nascondo che dal primo momento avevo temuto, quasi con angoscia, la medesima trama di tante altre analoghe violente tragedie.
Negli ultimi anni è ormai come una mattanza che quasi quotidianamente si ripete. Non desidero pertanto raccontare quest’altro dramma, poiché basta andare semplicemente su Internet per vederne l’orrore. Vorrei invece provare ad analizzare questo tremendo elemento del femminicidio, peraltro anche molto italiano e più recententemente anche “figlicida”, che sta insanguinando la nostra Nazione come fosse una sorta di contagiosa psicopatia seriale, nonostante il Senato, nella seduta dell’11 ottobre 2013, abbia approvato, ad esempio, con 143 voti favorevoli, 3 contrari e nessun astenuto il disegno di legge n. 1079 di conversione in legge del decreto-legge n. 93, recante “disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere”.
Comincio dunque con l’invocare una conseguente inflessibile repressione penale, che mi auguro adottino i giudici. Ma subito dopo, come si dovrebbe sempre agire, specialmente in presenza del complesso essere umano, vorrei scrutare più in profondità e nella fattispecie dietro la facciata della nostra singolare e fantastica apparenza umana (senza volere con questo sollevare delle suscettibilità) poiché secondo la teoria dell’evoluzione siamo poi tutti di fatto (nessuno esente su questa Terra) appartenenti innanzitutto al mondo animale e, quindi, abbiamo tutti gli innati istinti e pulsioni delle altre specie, in particolare dei nostri prossimi cugini primati e, più in generale, dei nostri parenti mammiferi, in cui la sottomissione della femmina, persino come l’uccisione dei figli, specialmente generati con altri maschi, è piuttosto diffusa (escluso qualche diverso caso, come tra le iene, tra le quali la situazione del predominio s’inverte a favore delle femmine, o come l’anaconda, alcuni ragni, ecc.).
Prendiamo dunque atto e soprattutto accettiamo che c’è innegabilmente qualcosa di preistorico, direi quasi ferino, dentro di noi. D’altra parte il padre della psicologia analitica del ‘900 diceva che potenzialmente siamo tutti criminali. Le culture del passato d’altronde, ma pure del presente, addebitavano certi nostri feroci e imprevedibili comportamenti ad entità divine mezzi uomini e mezzi animali. Negli ultimi due millenni è comparsa anche la figura del diavolo con le corna o con gli zoccoli quale origine di male e sofferenze. La realtà che ci dice oggi la scienza moderna è che nel nostro complesso quanto ancora sconosciuto cervello, s’intersecano in modo risaputo, anche a livello fisiologico, parti antichissime e altre recenti, quindi ancestrali istinti e, in ultimo (nelle varie fasi evolutive), percezioni razionalizzate proprio della specie umana, a cui si aggiunge la continua interazione (più o meno consapevole) con l’ambiente esterno. Quest’ultimo, com’è noto, influenza in modo notevole e rapido la nostra mente, proprio in quanto siamo esseri che cerebralmente nasciamo predisposti, ma di contro prematuri in tutto, sia fisicamente che mentalmente, ma così potendoci forgiare e formare senza vincoli connaturati. Infatti la scienza moderna ci dice che il nostro cervello riconosce se stesso verso i vent’anni e raggiunge la piena maturità fisiologica verso i quaranta, come invece non possono fare le altre specie, neppure i nostri più prossimi cugini primati, che in sostanza nascono già formati e quindi impossibilitati ad evolversi. Questa è anche una caratteristica che permesso l’affermarsi di noi mammiferi rispetto ai nostri affini marsupiali che sono formati già al feto. Per queste nostre duttili caratteristiche cerebrali e fisiche siamo divenuti la specie dominante, nonostante vivessimo in giungle con predatori aventi canini di oltre venti centimetri e malgrado siamo apparsi solo da qualche secondo per i tempi geologici. Ma, in un certo senso, siamo ancora un sostanziale mistero, poiché nulla di così evoluto animale come noi, che ci risulti, avrebbe mai calpestato la Terra in circa seicentocinquanta milioni di vita complessa.
Peraltro anche nell’antichità avevano intuito questa nostra natura oscura. Certi primitivi (e direi anche crudeli) meccanismi familiari, sociali, culturali e fondamentalisti, purtroppo ancora più o meno diffusi in alcune parti del mondo, sono stati con tutta evidenza elaborati per necessità sociali (ed oggi diremmo per mantenere l’ordine pubblico) allorquando sono sorte le prime stanziali comunità, così da imporre dei rigidi controlli all’aggressività propria dell’essere umano (potremmo dire del primate che c’è in ognuno di noi) e che si moltiplicano con le proprietà innate del nostro potente cervello, quali l’immaginazione, l’emulazione, la creatività, la razionalità e soprattutto la capacità di pianificare all’infinito, il tutto insieme ad un corpo ed arti che sembrano fatti per questo. Poteri cerebrali che però si manifestano sia nel bene che nel male e anche il peggiore. Pertanto, quelle dure “regole” dei millenni scorsi, come la legge del taglione prima dei Babilonesi e poi degli Assiri e a seguire di altri nei secoli (tutt’ora similmente esistenti nello spirito in varie Nazioni) avevano certamente il precipuo intento di fissare una sorta di civilizzazione nella tribale visione di quei tempi remoti (come anche oggi analogamente in diversi Stati) così da evitare che quelle società continuassero ad essere dei coacervi di meri clan e gruppi, in perpetua lotta animale, uccisioni, stupri, saccheggi, cannibalismo, ecc.
Eppure anche quelle regole, per quanto repressive, non hanno poi così tanto funzionato. La Storia umana, malgrado anche tante omissioni professionali, mistificazioni politiche e ipocrisie dottrinali, è purtroppo e troppo piena di esempi di stupri, anche di massa, violenze di ogni genere e delle più inimmaginabili atrocità, compiuti da tutti senza distinzioni di colore, estrazione, etnia, regno, ideologia, religione, ecc. a tutt’oggi. Non siamo neanche poi così esenti nelle nostre civiltà occidentali. Seppure va riconosciuto che da qualche secolo, forse anche per le sconvolgenti atrocità di due recenti guerre mondiali nonché la nascita un secolo addietro dello studio della psiche e più recentemente delle neuroscienze parallelamente ad una maggiore coscienza civile, giuridica, formativa, scolastica e sociale, in qualche modo abbiamo visto anche da noi un’evidente diversità tra i nostri popoli occidentali e le visioni (legittime ma certo per noi civilmente non condivisibile) di altre nazioni e culture.
Pur nonostante, da qualche decennio stiamo registrando un innesco di episodi di violenza di ogni genere, soprattutto sessuali, tra cui il femminicidio, addirittura tra nuove generazioni. Ciò significa che qualcosa nella formazione, indirizzo ed educazione non funziona più. Forse è l’ora di aggiornarci anche noi nelle nostre cosiddette evolute società occidentali. D’altra parte, seppure tutto ciò che si pensava di sapere fino a cinquant’anni addietro rimane rispettabile e degno di ammirazione per le lodevoli intuizioni da cui scaturiva quel sapere, è chiaro per chi può e vuole vedere che, alla luce della scienza moderna, tutte le conoscenze del passato sembrano risalire cinquemila anni addietro.
E allora, premesso che molto spesso i genitori sono sostanzialmente altrettanti figli adulti e pertanto la famiglia spesso (quasi sempre) non riesce a controbilanciare eventuali problemi, una delle soluzioni (ma non la sola) anche al drammatico problema del femminicidio e in generale a qualsiasi manifestazione di violenza, è una moderna e scientifica formazione ed istruzione sociale e culturale, sin da bambini e poi adolescenti e ancora attraverso i media e l’informazione a seguire negli anni, anche controbilanciando certa cosiddetta cultura trash, oppure troglodita o ancora demenziale (così tanto purtroppo in voga poiché non pareggiata). SI DOVREBBE pertanto, sin dalla scuola primaria, gradualmente e proporzionalmente, ma quotidianamente, insegnare ai nostri alunni e poi studenti, come materie al pari dell’italiano le norme del vivere civile, i diritti e i doveri, poi anche cosa c’è nella nostra testa e nel nostro corpo, come siamo composti, chi siamo, da dove forse veniamo e dove potremmo andare, cos’è la Terra, l’Universo, ecc. come si arriva alla tecnologia moderna, ecc. ma pure a cadenza mensile abituarli a visitare gli ammalati, gli anziani, per consapevolizzare anche la comprensione, la sofferenza, solidarietà, condivisione, ecc. Si formerebbero così nuove generazioni di cittadini con una conoscenza concreta, moderna, veritiera, naturale, scientifica e con il senso del sociale, della tolleranza, della solidarietà e del rispetto dell’altro. Nuove generazioni che di certo e in buona parte un domani, cambieranno in senso progressista molti stantii retaggi culturali e di riflesso influenzeranno anche gli adulti.
Diversamente assisteremo sempre più ad un peggioramento dell’individuo e quindi della collettività, poiché ogni anno continueremo a sfornare unicamente intelligenti (e anche stupidi) primati. Magari alcuni preparati, competenti, esperti, tecnici, luminari, ma sostanzialmente egocentrici e misantropi “scimmioni intelligenti”. Se nella nostra cultura cosiddetta occidentale - e soprattutto in quella italiana, così rafferma - non si cambia l’attuale stantia concezione dell’essere umano, andrà sempre peggio, poiché l’umano lascerà sempre più spazio alla bestia primordiale che c’è in ognuno di noi (nessuno esente su questa Terra).
Mi è dispiaciuto molto per Sara, come per tante altre. Poteva essere la figlia di ognuno di noi. Non si può andare avanti così.

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