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domenica 1 maggio 2016

Da “Ambasciatori della fame” a “Quarto stato” passando da “La Fiumana” fino a più recenti parodie, rimane il concerto del 1° maggio





Oggi mondiale festa del lavoro!
Mi si perdoni l’insulto alla memoria, ma non lo è, oggi cosa si festeggia realmente?

Ogni volta che cerco di dare ordine ai “repetita” della storia, come le celebrazioni, mi imbatto nella misura dei cambiamenti intervenuti rispetto all’idea di origine e non sempre è chiaro il riscontro.
Poiché la pittura sociale di Giuseppe Pellizza da Volpedo “Quarto stato” sembrerebbe essere simbolo dell’impegno dei lavoratori, sono partita da lì.
Le tele sono sempre spaccati di vita sociale ed ho camminato con lo stesso autore dal 1891 al 1901.  
In realtà “Ambasciatori della fame” del 1891 ( prima immagine) è meno opera conosciuta ma c’è un particolare interessante che vorrei sottolineare: i due lavoratori, che ritorneranno nell’opera successiva, stanno per calpestare un’ombra che, a detta dell’autore,  era quella del palazzo del signor nel quale pre-tendevano di entrare con la determinazione delle loro rivendicazioni. Sono avanti, distanti dagli altri. La loro forza non è il pugno ma la consapevolezza della ragione.
Ne “ La fiumana”, (seconda immagine) appena 8 anni dopo ne 1898, quell’ ombra manca.
Aumenta il numero di quanti seguono i tre operai come a richiedere alla stessa categoria la forza della partecipazione. La scena si arricchisce in primo piano dell’elemento famiglia, donne e bambini che hanno fame e trasmettono il messaggio della rivendicazione  dei propri diritti in una lotta calma e ragionata. L’attenzione si è dunque concentrata sul solo soggetto lavoratore nella sua globalità.
Siamo nel 1901 quando la prima bozza “Cammino dei lavoratori” diventa  “Quarto stato” ( tera immagine) appunto intitolata ad uomini del lavoro, nella loro protesta non violenta, come omaggio alla intelligenza ed alla capacità di ragionare di diritti che avrebbe restituito l’equilibrio sociale al ceto borghese e non solo ai lavoratori della terra. Guardano in più direzioni e si spingono vicendevolmente rappresentando la convinzione di volere essere universali nelle richieste di bilanciamento sociale. Oggi sarebbe il Welfare in Italia e le politiche dei trattati europei ed internazionali?
Bene, oggi il ceto borghese non c’è, il contadino riappare ma ancora timidamente,  la bilancia sociale credo proprio che sia fortemente sbilanciata.
Mi mancherebbe l’ultima tela, datata 2016, ma non sono riuscita a trovarla e dalla parodia, (quarta immagine)  con i significati  che ciascuno può dare, lascio alle note dei concerti di piazza il resto della storia. 
L’immagine di un concerto è però distante dalla pittura sociale, e se anche quella ombra della prima opera potesse far pensare al palco dei gruppi musicali, no, non è questo il messaggio più forte della storia.
Già, dal 1980 quei lavoratori o il lavoro, che tra il 1924 e il 1944 erano festeggiati il 21 aprile con il giorno per la prima volta festivo denominato "Natale di Roma. Festa del lavoro", vengono ricordati il 1° maggio di ogni anno per significare successi e prospettive, dare un segno cioè, una sorta di termometro che registri impegni e traguardi partendo da quelle realtà che già allora si contaminavano a salvaguardia di principi e valori. Insomma di diritti.  
    Il sassolino nello stagno lo si lanciò forse in Italia, con il r.d.l. 692/1923 che fissava in otto le ore lavorative, ma i cerchi si propagarono dall’Illinois, con la Prima Internazionale dalla quale partirono gli altri cerchi concentrici in Europa, e fu nel 1867 che Knights of Labor con organizzazioni sindacali affiliate e vicine ai movimenti socialisti ed anarchici, fissarono quell’unica data che unisse tutti i lavoratori in un giorno simbolo.
     Simbolo perché erano intervenuti gravi disordini a Chicago e si intendeva ricordarne la drammaticità per gli epiloghi che ebbero: il tribunale condannò a morte alcuni manifestanti anarchici e socialisti ed alla reclusione altri e per le parole che si ricordano pronunciate allora prima della morte da uno di loro, Parson "Lasciate che si senta la voce del popolo!".
      Certo, si correva il rischio di inneggiare alla idea politica socialista per cui la festività si colorò di altro ispirato all’organizzazione dei Cavalieri del lavoro, ma i lavoratori di Chicago continuarono a sottolineare il sacrificio dei manifestanti morti per un’idea socialista e fu a Livorno che si ebbe un’altra manifestazione. Utilizzata o meno la memoria delle circostanze, si propagava comunque  la Seconda Internazionale che da Parigi in Italia venne pubblicizzata attraverso l’articolo “Pel primo Maggio” che il 26 aprile 1890 a Forlì riempì la pagina della rivista La Rivendicazione.
Adesso mi chiedo a che punto siamo.
      Le manifestazioni che una volta erano “nude” e raccoglievano lavoratori interessati al cambiamento, oggi sono arricchite da concerti di  gruppi musicali e cantanti. Perché?
Quanti seguono l’idea e quale, e quanti la musica? Insomma oggi, l’impegno di quel “quarto stato” ed il lavoro, che posto occupano?
Probabilmente la risposta sta proprio nella necessità di riempirne il vuoto con la musica che attrae!
Maria Frisella


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