Oggi
mondiale festa del lavoro!
Mi si
perdoni l’insulto alla memoria, ma non lo è, oggi cosa si festeggia realmente?
Ogni volta che cerco di dare ordine ai “repetita” della storia, come le celebrazioni, mi imbatto nella misura dei cambiamenti intervenuti rispetto all’idea di origine e non sempre è chiaro il riscontro.
Poiché la
pittura sociale di Giuseppe
Pellizza da Volpedo “Quarto stato” sembrerebbe essere simbolo dell’impegno
dei lavoratori, sono partita da lì.
Le tele sono
sempre spaccati di vita sociale ed ho camminato con lo stesso autore dal 1891 al 1901.
In realtà “Ambasciatori
della fame” del 1891 ( prima immagine) è meno opera conosciuta ma c’è un particolare interessante
che vorrei sottolineare: i due lavoratori, che ritorneranno nell’opera
successiva, stanno per calpestare un’ombra che, a detta dell’autore, era quella del palazzo del signor nel quale pre-tendevano di
entrare con la determinazione delle loro rivendicazioni. Sono avanti, distanti
dagli altri. La loro forza non è il pugno ma la consapevolezza della ragione.
Ne “ La
fiumana”, (seconda immagine) appena 8 anni dopo ne 1898, quell’ ombra manca.
Aumenta il
numero di quanti seguono i tre operai come a richiedere alla stessa categoria la
forza della partecipazione. La scena si arricchisce in primo piano dell’elemento
famiglia, donne e bambini che hanno fame e trasmettono il messaggio della
rivendicazione dei propri diritti in una
lotta calma e ragionata. L’attenzione si è dunque concentrata sul solo soggetto
lavoratore nella sua globalità.
Siamo nel
1901 quando la prima bozza “Cammino dei lavoratori” diventa “Quarto stato” ( tera immagine) appunto intitolata ad
uomini del lavoro, nella loro protesta non violenta, come omaggio alla intelligenza
ed alla capacità di ragionare di diritti che avrebbe restituito l’equilibrio
sociale al ceto borghese e non solo ai lavoratori della terra. Guardano in più
direzioni e si spingono vicendevolmente rappresentando la convinzione di volere
essere universali nelle richieste di bilanciamento sociale. Oggi sarebbe il
Welfare in Italia e le politiche dei trattati europei ed internazionali?
Bene, oggi il ceto borghese non c’è, il contadino riappare ma ancora timidamente, la bilancia
sociale credo proprio che sia fortemente sbilanciata.
Mi
mancherebbe l’ultima tela, datata 2016, ma non sono riuscita a trovarla e dalla
parodia, (quarta immagine) con i significati che ciascuno
può dare, lascio alle note dei concerti di piazza il resto della storia.
L’immagine
di un concerto è però distante dalla pittura sociale, e se anche quella ombra
della prima opera potesse far pensare al palco dei gruppi musicali,
no, non è questo il messaggio più forte della storia.
Già, dal
1980 quei lavoratori o il lavoro, che tra il 1924 e il 1944 erano festeggiati
il 21 aprile con il giorno per la prima volta festivo denominato "Natale
di Roma. Festa del lavoro", vengono ricordati il 1° maggio di ogni anno
per significare successi e
prospettive, dare un segno cioè, una sorta di termometro che registri impegni e
traguardi partendo da quelle realtà che già allora si contaminavano a
salvaguardia di principi e valori. Insomma di diritti.
Il sassolino nello stagno lo si lanciò
forse in Italia, con il r.d.l. 692/1923 che fissava in otto le ore lavorative,
ma i cerchi si propagarono dall’Illinois, con la Prima Internazionale dalla
quale partirono gli altri cerchi concentrici in Europa, e fu nel 1867 che Knights of Labor con organizzazioni
sindacali affiliate e vicine ai movimenti socialisti ed anarchici, fissarono
quell’unica data che unisse tutti i lavoratori in un giorno simbolo.
Simbolo perché erano intervenuti gravi
disordini a Chicago e si intendeva ricordarne la drammaticità per gli epiloghi
che ebbero: il tribunale condannò a morte alcuni manifestanti anarchici e
socialisti ed alla reclusione altri e per le parole che si ricordano pronunciate
allora prima della morte da uno di loro, Parson "Lasciate che si senta
la voce del popolo!".
Certo, si correva il rischio di inneggiare
alla idea politica socialista per cui la festività si colorò di altro ispirato
all’organizzazione dei Cavalieri del lavoro, ma i lavoratori di Chicago
continuarono a sottolineare il sacrificio dei manifestanti morti per un’idea
socialista e fu a Livorno che si ebbe un’altra manifestazione. Utilizzata o
meno la memoria delle circostanze, si propagava comunque la Seconda Internazionale che da Parigi in
Italia venne pubblicizzata attraverso l’articolo “Pel primo Maggio” che il
26 aprile
1890 a Forlì riempì la pagina della
rivista La Rivendicazione.
Adesso mi
chiedo a che punto siamo.
Le manifestazioni che una volta erano “nude”
e raccoglievano lavoratori interessati al cambiamento, oggi sono arricchite da
concerti di gruppi musicali e cantanti. Perché?
Quanti
seguono l’idea e quale, e quanti la musica? Insomma oggi, l’impegno di quel “quarto
stato” ed il lavoro, che posto occupano?
Probabilmente
la risposta sta proprio nella necessità di riempirne il vuoto con la musica che
attrae!
Maria Frisella
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