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sabato 30 aprile 2016

Devo ricordarmi di essere felice, perché fa bene alla salute? Ma come la mettiamo con i tagli!

Tagli alla sanità per malati tagliati è il pensiero del giorno felice. E per accedere al fondo di solidarietà dovrà ricordarmi di non essere parlamentare!
Mentre si plaude alla recente proposta legislativa che “ordina” le dirigenze sanitarie, riconosce biologi, psicologi,osteopati e chiropratici tra i nuovi professionisti sanitari,  detta misure sul parto indolore aggiornandone i Livelli essenziali di assistenza,
inasprisce le sanzioni contro la violenza in istituti di cura,  riforma la sperimentazione clinica dei medicinali per uso umano, nel quotidiano chi sta male
affronta seri ostacoli quando ritiene di dovere essere assistito dal servizio sanitario nazionale. Dipende? Si.
La sanità italiana ha risposte diverse per cittadini diversi.
Due finestre da cui guardare:
a)   l’appartenenza o no al titolo agevolato della politica
b)  e le criticità riscontrabili quando, superati gli esultanti titoli di apertura del report 2015 commissionato dal Ministero della Salute ed elaborato dalla Divisione Salute dell’Ocse di Parigi, con la collaborazione di Agenas e della Direzione Generale della Programmazione Sanitaria del Ministero della Salute per rilevarne le condizioni.
Se l’aspettativa di vita dell’italiano, 82.3 anni, un anno fa,  sembrava tra le più alte collocandosi quinta tra i Paesi Ocse, appena la settimana scorsa si leggeva che diminuiva drammaticamente. Dovremmo ricordare gli obiettivi dell’OMS!
L’appartenenza al piccolo esercito che accede all’assistenza sanitaria integrativa facilita la salute perché consente di ottenere il rimborso delle spese sanitarie, necessarie o no. Chi sono? I parlamentari, anche ex, giudici e presidenti emeriti della Consulta, le loro famiglie anche allargate (modifica voluta dall’allora Presidente di Montecitorio) che godono del fondo apposito. Se chiedi ad uno di loro ti risponde che accede al fondo perché lo paga dal proprio stipendio. E se poi ci rifletti un attimo e ti chiedi chi paga lo stipendio del parlamentare ti rendi conto che sei tu, contribuente e lo ha deciso il beneficiario. Modi della comunicazione solidale!
Dunque per accedere al fondo di solidarietà ciascuno di loro paga una quota mensile che è circa un quarto del rimborso di cui ha titolo. Si rivolgono al servizio sanitario nazionale, pagano e poi la Camera rimborsa.
    Ricordo di avere letto che si tratta di circa 5mila e 600 soggetti per una spesa di quasi 12 milioni di euro all’anno per massaggi e cure termali comprese, oltre a ricoveri ed interventi, odontoiatria, ottica, protesi, fisioterapia, omeopatia, psicoterapia, assistenza infermieristica, insomma tutto quello di cui si ha bisogno e voglia.  Particolare che fa la differenza è che il fondo integrativo è riservato esclusivamente ai parlamentari.
Mi sono chiesta pertanto se abbiano idea di quello che non hanno concesso con una legislazione di solidarietà  al cittadino concedendolo a se stessi. Ma tempo che siano convinti che concederlo a tutti significhi spendere troppo!
     E poi c’è il titolo dell’Ocse nella “Revisione Ocse sulla qualità dell’assistenza sanitaria in Italia”: qualità buona, spesa contenuta, personale adeguato.
Oltre i titoli di indicatori di esito, qualità ed efficienza che risultano uniformemente notevoli, si leggono altre verità. Una tra tutte? Un indicatore di qualità è il ricovero evitabile ma quale ricovero è evitabile? Quello tagliato per mancanza di posti e per contenere la spesa? Non ritengo una qualità il taglio ma la valutazione medica oculata e responsabile che trova risposte adeguate nei tempi e nelle prestazioni assistenziali. Sul criterio di adeguatezza ciascuno di noi ha un’esperienza di base che ne approfondisce i contorni.
Se l’Italia spende molto meno di Austria, Francia e Germania al prezzo contenuto di  3.027 dollari pro capite, la spesa come si distribuisce?
Il Patto per la Salute, i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), il Sistema Nazionale di Verifica e Controllo sull’Assistenza Sanitatia (SIVeAS), il Programma Nazionale per la Promozione Permanente della qualità nel Servizio Sanitario Nazionale (PROQUAL); l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), il Sistema Nazionale per le Linee Guida di accesso alla pratica clinica, l’Osservatorio Nazionale Buone Pratiche nel 2008 sulla sicurezza del paziente, il ciclo Plan-Do-Study-Act, la Conferenza Unificata tra Stato, Regioni, Comuni ed Enti Locali a garanzia di uniformità di approccio alla misurazione e al miglioramento della qualità tra le Regioni e le Province, i database nazionali e regionali, i registri dei pazienti,  il Nuovo Sistema Informativo Sanitario (NSIS) per informazioni sulla qualità e sugli esiti dell’assistenza sanitaria, lo standard di tipo e formato dei dati raccolti nei sistemi sanitari regionali italiani, sono vantati come sostegni fondanti la qualità.
Potrebbero essere anche aggravi di spesa se alla fine si legge che si registrano tutte le difficoltà a migliorare la qualità e la riorganizzazione del sistema.
Specie se hai più di 65 anni con qualche problema, gli indicatori segnalano dati peggiori rispetto alle medie Ocse e il tasso di bambini in sovrappeso è tra i più alti dell’area Ocse, due estremi che raccontano stili e politiche.
Alla fine l’Italia spende meno di un decimo di quanto spendono Olanda e Germania per la prevenzione che presenta la più bassa percentuale di operatori per l’assistenza a lungo termine osservabile nei Paesi dell’Ocse, la prevenzione è lenta, l’assistenza di comunità a lungo termine risulta poco sviluppata rispetto agli altri Paesi Ocse, è bassissima la spesa allocata a servizi per pazienti fragili o quelli con condizioni croniche, manca il coordinamento dell’assistenza erogata dai diversi professionisti, insomma si muore se, ad esempio,  la percentuale di pazienti sottoposti ad angioplastica coronarica entro 48 ore dall’infarto varia da ~15% nelle Marche, Molise e Basilicata a ~50% in Valle d’Aosta e Liguria.
Il coordinamento delle cure e l’integrazione tra assistenza sanitaria e sociale risulta decisamente disomogeneo se  la PA di Bolzano ha un PIL pro capite di 39.170 dollari e un tasso di disoccupazione del 4,1%, la Campania ha un PIL pro capite di 17.120 e un tasso di occupazione del 19.39%.
Qualità e riorganizzazione del sistema stentano con i tagli che non tengono conto degli sprechi e colpiscono i bisogni, il quotidiano, la sofferenza aumentandone i costi. Né intervengono sui contesti e, se vai al pronto soccorso, lì comincia il calvario.

Maria Frisella


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