Tagli alla sanità per malati tagliati è il pensiero del giorno felice. E per
accedere al fondo di solidarietà dovrà ricordarmi di non essere parlamentare!
Mentre si plaude alla recente
proposta legislativa che “ordina” le dirigenze sanitarie, riconosce biologi, psicologi,osteopati
e chiropratici tra i nuovi professionisti sanitari, detta misure sul
parto indolore aggiornandone i Livelli essenziali di assistenza,
inasprisce le sanzioni contro la violenza in istituti di cura, riforma la sperimentazione clinica dei medicinali per uso umano, nel quotidiano chi sta male
affronta seri ostacoli quando ritiene di
dovere essere assistito dal servizio sanitario nazionale. Dipende? Si.inasprisce le sanzioni contro la violenza in istituti di cura, riforma la sperimentazione clinica dei medicinali per uso umano, nel quotidiano chi sta male
La sanità italiana ha risposte
diverse per cittadini diversi.
Due finestre da cui guardare:
a) l’appartenenza o
no al titolo agevolato della politica
b) e le criticità
riscontrabili quando, superati gli esultanti titoli di apertura del report 2015
commissionato dal Ministero della Salute ed elaborato dalla Divisione
Salute dell’Ocse di Parigi, con la collaborazione di Agenas e della Direzione
Generale della Programmazione Sanitaria del Ministero della Salute per
rilevarne le condizioni.
Se l’aspettativa di vita
dell’italiano, 82.3 anni, un anno fa, sembrava tra le più alte
collocandosi quinta tra i Paesi Ocse, appena la settimana scorsa si
leggeva che diminuiva drammaticamente. Dovremmo ricordare gli obiettivi
dell’OMS!
L’appartenenza al piccolo esercito
che accede all’assistenza sanitaria integrativa facilita la salute perché
consente di ottenere il rimborso delle spese sanitarie, necessarie o no. Chi
sono? I parlamentari, anche ex, giudici e presidenti emeriti della Consulta, le
loro famiglie anche allargate (modifica voluta dall’allora Presidente di
Montecitorio) che godono del fondo apposito. Se chiedi ad uno di loro ti
risponde che accede al fondo perché lo paga dal proprio stipendio. E se poi ci
rifletti un attimo e ti chiedi chi paga lo stipendio del parlamentare ti rendi
conto che sei tu, contribuente e lo ha deciso il beneficiario. Modi della
comunicazione solidale!
Dunque per accedere al fondo di solidarietà ciascuno
di loro paga una quota mensile che è circa un quarto del rimborso di cui ha
titolo. Si rivolgono al servizio sanitario nazionale, pagano e poi la Camera
rimborsa.
Ricordo di
avere letto che si tratta di circa 5mila e 600 soggetti per una spesa di quasi
12 milioni di euro all’anno per massaggi e cure termali comprese, oltre a
ricoveri ed interventi, odontoiatria, ottica, protesi, fisioterapia, omeopatia,
psicoterapia, assistenza infermieristica, insomma tutto quello di cui si ha
bisogno e voglia. Particolare che fa la differenza è che il fondo
integrativo è riservato esclusivamente ai parlamentari.
Mi sono chiesta pertanto se abbiano
idea di quello che non hanno concesso con una legislazione di solidarietà
al cittadino concedendolo a se stessi. Ma tempo che siano convinti che
concederlo a tutti significhi spendere troppo!
E poi c’è
il titolo dell’Ocse nella “Revisione Ocse sulla qualità dell’assistenza
sanitaria in Italia”: qualità buona, spesa contenuta, personale adeguato.
Oltre i titoli di indicatori di
esito, qualità ed efficienza che risultano uniformemente notevoli, si leggono
altre verità. Una tra tutte? Un indicatore di qualità è il ricovero evitabile
ma quale ricovero è evitabile? Quello tagliato per mancanza di posti e per
contenere la spesa? Non ritengo una qualità il taglio ma la valutazione medica oculata
e responsabile che trova risposte adeguate nei tempi e nelle prestazioni
assistenziali. Sul criterio di adeguatezza ciascuno di noi ha un’esperienza di
base che ne approfondisce i contorni.
Se l’Italia spende molto meno di
Austria, Francia e Germania al prezzo contenuto di 3.027 dollari pro
capite, la spesa come si distribuisce?
Il Patto per la Salute, i Livelli
Essenziali di Assistenza (LEA), il Sistema Nazionale di Verifica e Controllo
sull’Assistenza Sanitatia (SIVeAS), il Programma Nazionale per la Promozione
Permanente della qualità nel Servizio Sanitario Nazionale (PROQUAL); l’Agenzia
Italiana del Farmaco (AIFA), il Sistema Nazionale per le Linee Guida di accesso
alla pratica clinica, l’Osservatorio Nazionale Buone Pratiche nel 2008 sulla
sicurezza del paziente, il ciclo Plan-Do-Study-Act, la Conferenza Unificata tra
Stato, Regioni, Comuni ed Enti Locali a garanzia di uniformità di approccio
alla misurazione e al miglioramento della qualità tra le Regioni e le Province,
i database nazionali e regionali, i registri dei pazienti, il Nuovo
Sistema Informativo Sanitario (NSIS) per informazioni sulla qualità e sugli
esiti dell’assistenza sanitaria, lo standard di tipo e formato dei dati
raccolti nei sistemi sanitari regionali italiani, sono vantati come sostegni
fondanti la qualità.
Potrebbero essere anche aggravi di
spesa se alla fine si legge che si registrano tutte le difficoltà a migliorare
la qualità e la riorganizzazione del sistema.
Specie se hai più di 65 anni con
qualche problema, gli indicatori segnalano dati peggiori rispetto alle medie
Ocse e il tasso di bambini in sovrappeso è tra i più alti dell’area Ocse, due
estremi che raccontano stili e politiche.
Alla fine l’Italia spende meno di un
decimo di quanto spendono Olanda e Germania per la prevenzione che presenta la
più bassa percentuale di operatori per l’assistenza a lungo termine osservabile
nei Paesi dell’Ocse, la prevenzione è lenta, l’assistenza di comunità a
lungo termine risulta poco sviluppata rispetto agli altri Paesi Ocse, è
bassissima la spesa allocata a servizi per pazienti fragili o quelli con
condizioni croniche, manca il coordinamento dell’assistenza erogata dai diversi
professionisti, insomma si muore se, ad esempio, la percentuale di
pazienti sottoposti ad angioplastica coronarica entro 48 ore dall’infarto varia
da ~15% nelle Marche, Molise e Basilicata a ~50% in Valle d’Aosta e Liguria.
Il coordinamento delle cure e
l’integrazione tra assistenza sanitaria e sociale risulta decisamente
disomogeneo se la PA di Bolzano ha un PIL pro capite di 39.170
dollari e un tasso di disoccupazione del 4,1%, la Campania ha un PIL pro capite
di 17.120 e un tasso di occupazione del 19.39%.
Qualità e riorganizzazione del
sistema stentano con i tagli che non tengono conto degli sprechi e colpiscono i
bisogni, il quotidiano, la sofferenza aumentandone i costi. Né intervengono sui
contesti e, se vai al pronto soccorso, lì comincia il calvario.
Maria Frisella
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