Sembra
ieri quando sulla notizia di una nuova tassa o sull’aumento di una tariffa ci
si confrontava al mercato, al bar, al circolo. Adesso tutto è affidato ai
social. Nascono gruppi su facebook come i funghi. Su tutti gli aspetti della
vita: lavoro, politica, attualità, costumi sessuali etc.
E
le notizie circolano.
Hanno
arrestato un assessore di un partito a Pincopallo, paese di mille anime?
I partiti avversari trovano sostenitori a migliaia che dicono “ lo sapevo, non se ne può più…”. Dopo due ore l’argomento è la nuova entrata in guerra dell’Italia. E così via in un tritacarne mediatico che macina verità, verosimiglianza e similitudini. Delle bufale, poi, si occupano siti creati a bella posta che lanciano minchiate sul web, sicuri che in un ora diecimila visualizzazioni soccorreranno con i loro commenti la bufala e la faranno assurgere a verità, vista la verosimiglianza del fatto.
I partiti avversari trovano sostenitori a migliaia che dicono “ lo sapevo, non se ne può più…”. Dopo due ore l’argomento è la nuova entrata in guerra dell’Italia. E così via in un tritacarne mediatico che macina verità, verosimiglianza e similitudini. Delle bufale, poi, si occupano siti creati a bella posta che lanciano minchiate sul web, sicuri che in un ora diecimila visualizzazioni soccorreranno con i loro commenti la bufala e la faranno assurgere a verità, vista la verosimiglianza del fatto.
E
questo fa dire a tanti :” del web non ci si può fidare”. Come anni fa, le
stesse persone, dicevano :” L’ha detto la televisione, quindi è vero…”.
Alla
fine i social hanno una pessima fama, sembrano consorterie di brontoloni
falliti che si raccontano le loro pene e non incidono sulla carne viva dei
problemi nazionali.
Ma
non sempre è così. Talvolta appaiono commenti di professori e specialisti di talune materie e lì,
l’articolazione del discorso, la fluidità della tesi mettono in imbarazzo
amministrazioni e gruppi di potere. Ecco che in soccorso arrivano i troll. Chi
sono? Wikipedia li definisce:” Un troll, nel gergo di internet e in
particolare delle comunità
virtuali, è un soggetto che interagisce con gli
altri tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza
senso, con l'obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi.”
E questo chiarisce
perché nei gruppi scrivono mogli, figli, generi e nuore, o aspiranti tali, del
politico o dell’amministratore di turno. Magari inquisito o peggio già
condannato in uno dei gradi di giudizio che per i politici è un tempo infinito
destinato alla prescrizione del reato che gli amici chiameranno assoluzione.
Da queste
considerazioni parrebbe che i social non potranno mai salvarci dalla casta dei
malversatori, degli arruffoni, dei ladri in estrema sintesi.
Ma non è così. La
gente, quella che può frequentare i social, si è smaliziata e comprende la
dolcezza, a volte aspra, della sincerità distinguendola dalla melliflua
accondiscendenza degli assolutori che offrono versioni edulcorate dei crimini e
dei reati di politici ed amministratori.
Quindi sì, ci
salveranno i social con la sola arma della verità. Della circolazione delle
notizie. Del faro sempre acceso su amministrazioni e comitati.
A condizione di
riconoscere ed isolare i troll. I farabutti, che mangiano pane e collusione e
professano sdegno.
Carlo Mocera
I social hanno sostituito u "Curtigghiu" di una volta dove i "Cumpari" e le "Cummari" nascono come i carciofi.
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