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domenica 10 aprile 2016

I social hanno sostituito le sezioni di partito?

Sembra ieri quando sulla notizia di una nuova tassa o sull’aumento di una tariffa ci si confrontava al mercato, al bar, al circolo. Adesso tutto è affidato ai social. Nascono gruppi su facebook come i funghi. Su tutti gli aspetti della vita: lavoro, politica, attualità, costumi sessuali etc.
E le notizie circolano.
Hanno arrestato un assessore di un partito a Pincopallo, paese di mille anime?
I partiti avversari trovano sostenitori a migliaia che dicono “ lo sapevo, non se ne può più…”. Dopo  due ore l’argomento è la nuova entrata in guerra dell’Italia. E così via in un tritacarne mediatico che macina verità, verosimiglianza e similitudini. Delle bufale, poi, si occupano siti creati a bella posta  che lanciano minchiate sul web, sicuri che in un ora diecimila visualizzazioni soccorreranno con i loro commenti la bufala e la faranno assurgere a verità, vista la verosimiglianza del fatto.
E questo fa dire a tanti :” del web non ci si può fidare”. Come anni fa, le stesse persone, dicevano :” L’ha detto la televisione, quindi è vero…”.
Alla fine i social hanno una pessima fama, sembrano consorterie di brontoloni falliti che si raccontano le loro pene e non incidono sulla carne viva dei problemi nazionali.
Ma non sempre è così. Talvolta appaiono commenti di professori  e specialisti di talune materie e lì, l’articolazione del discorso, la fluidità della tesi mettono in imbarazzo amministrazioni e gruppi di potere. Ecco che in soccorso arrivano i troll. Chi sono?  Wikipedia li definisce:” Un troll, nel gergo di internet e in particolare delle comunità virtuali, è un soggetto che interagisce con gli altri tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso, con l'obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi.”
E questo chiarisce perché nei gruppi scrivono mogli, figli, generi e nuore, o aspiranti tali, del politico o dell’amministratore di turno. Magari inquisito o peggio già condannato in uno dei gradi di giudizio che per i politici è un tempo infinito destinato alla prescrizione del reato che gli amici chiameranno assoluzione.
Da queste considerazioni parrebbe che i social non potranno mai salvarci dalla casta dei malversatori, degli arruffoni, dei ladri in estrema sintesi.
Ma non è così. La gente, quella che può frequentare i social, si è smaliziata e comprende la dolcezza, a volte aspra, della sincerità distinguendola dalla melliflua accondiscendenza degli assolutori che offrono versioni edulcorate dei crimini e dei reati di politici ed amministratori.
Quindi sì, ci salveranno i social con la sola arma della verità. Della circolazione delle notizie. Del faro sempre acceso su amministrazioni e comitati.
A condizione di riconoscere ed isolare i troll. I farabutti, che mangiano pane e collusione e professano sdegno.


Carlo Mocera

1 commento:

  1. I social hanno sostituito u "Curtigghiu" di una volta dove i "Cumpari" e le "Cummari" nascono come i carciofi.

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