seguimi

Uno spazio aperto al confronto delle idee.

giovedì 21 aprile 2016

Riforma della Costituzione. Facciamo chiarezza?

Negli auspici del Presidente Renzi tutti avrebbero dovuto votare la sua visione della costituzione ed avremmo avuto un premier forte senza lacci e lacciuoli. Così non è stato e la costituzione vuole che non avendo avuto l’approvazione di almeno 2/3 di camera e senato occorrerà ascoltare gli italiani con un referendum che dica se accettano le nuove regole. Primo punto chiaro: il referendum non è la concessione del Re ma il risultato della sua debolezza.
Ma se dovesse passare il Sì ad ottobre cosa cambierebbe?

Cambierebbe il Senato con soli 100 senatori, invece dei 315 attuali, 95 presi dai venti consigli regionali e 5 nominati dal Presidente della Repubblica. E si sommerebbero agli attuali senatori a vita. A tutti sarebbe assicurata l’immunità.
La Camera resterebbe inalterata. Accorderebbe e revocherebbe la fiducia al Presidente del consiglio. Per le leggi che non toccano la Costituzione avrebbe carta bianca in un solo passaggio. E’ previsto un elenco di leggi che devono passare dalle due camere. Rimarrebbe, in sostanza, il bicameralismo.
I lacci presenti nel Titolo V dell’attuale costituzione verrebbero accorciati. Hanno riscritto le materie di competenza regionale e tagliato ogni riferimento alle competenze concorrenti.. Ogni riferimento alle province viene cancellato. Deciderebbe solo il Premier con il suo governo.
L’elezione del Presidente della repubblica, se non ci fosse accordo nelle prime votazioni, avverrebbe con i 3/5 dei votanti.
Per le leggi di iniziativa popolare le firme da 50.000 passerebbero a 150.000. Per un referendum abrogativo occorrerebbero da 500.000 a 800.000 firme. Nel primo caso il quorum necessario sarebbe il 51% degli aventi diritto al voto ma in caso di superamento delle 500.000 firme basterebbe il 51% dei votanti delle ultime politiche.
Poi ci sono alcuni riferimenti all’abrogazione del consiglio nazionale dell’economia e del lavoro per il quale è prevista la nomina di un commissario con il trasferimento del personale alla Corte dei Conti.

In buona sostanza se passasse questo referendum, visto il modo in cui si eleggono con l’Italicum i deputati  ( che in sostanza devono godere del placet dei segretari dei partiti per essere collocati in posizione utile alla elezione assicurata) avremmo un premier forte con un parlamento a lui congeniale, un confronto molto alleggerito con le opposizioni e, vista la facilità con la quale i nostri onorevoli cambiano casacca, la sicurezza di un regno che durerebbe l’intera legislatura. Non mi pare un bel quadro rassicurante. Ma questa è la riforma che vorrebbe Renzi… E tutti gli aspiranti Premier.

L’unica cosa buona è, se questa volta mantiene la promessa, che se vince il No Renzi si dimette.

Carlo Mocera





1 commento:

  1. Solo perchè scrissi che con l'amico dei potenti del nuovo ordine mondiale, il Renzi, "Siamo in presenza di una pericolosissima deriva autoritaria che, come le più vergognose decisioni europee, si sta portando avanti nell'indifferenza generale ed in funzione di interessi personali. NEANCHE MUSSOLINI SI SOGNO' MAI DI ELIMINARE UN RAMO DEL PARLAMENTO ITALIANO !!!!! "

    .........APRITI CIELO !!! riporto uno stralcio di uno scritto di Piero Calamandrei che certamente non può essere indicato come "fan" mussoliniano.
    LA FUNZIONE PARLAMENTARE SOTTO IL FASCISMO: TAPPE DELL'ATTACCO CONTRO IL PARLAMENTO
    Questo ingegnoso sistema del doppio giuoco costituzionale fu àdoprato in maniera tipica contro le istituzioni parlamentari: le quali, quantunque una tra le più scoperte correnti ispiratrici del movimento fascista fosse la violenta polemica contro i «ludi cartacei » e contro il parlamentarismo, NON FURONO SOPPRESSE NE SUBITO NE POI: si abolì, come ora si dirà, la loro sostanza e la loro ragion d'essere costituzionale, ma in quanto alle forme teatrali e alle degenerazioni dell'eloquenza in vaniloquio (proprio quelle forme e quelle degenerazioni contro le quali più facili s'erano scagliati i sarcasmi), esse furono mantenute, ed anzi coltivate e rese più goffamente solenni, fino alla fine del ventennio. La minaccia melodrammatica, lanciata nel primo discorso presidenziale del 16 novembre 1922, di « sprangare il Parlamento » e di «fare di quest'aula sorda e grigia un bivacco di manipoli » non fu seguita da fatti apparenti: l'aula non fu sprangata e non fu ridotta a bivacco………………..
    ANCHE RENZI NON STA "SPRANGANDO" il Senato.... E' ANDATO BEN OLTRE.. lo sta "semplicemente" eliminando !! .... dimentica che c'è un referendum da farci sopra ... speriamo bene
    Carlo

    RispondiElimina