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mercoledì 13 aprile 2016

La torre di Babele. Ovvero come ti confondo l’elettore.

Ammetto di essere confuso. Negli anni ’80 c’era una destra che difendeva i vecchi valori, il capitale e chi la vita poteva godersela. Aveva dentro vecchie famiglie con passato fascista e nuovi cittadini legati a valori di forza e virilità. Poi c’era un estrema destra vogliosa di contrapporsi ai nuovi lassismi della società menando le mani, se necessario, e guardando con occhio attento alle divise ed ai generali.
C’era una sinistra che, ormai orfana di Berlinguer, si organizzava per una lotta di classe che portasse soluzioni nuove a vecchie problematiche per un popolo in affanno. E c’era una estrema sinistra che con metodi più rudi invocava una rivoluzione seppur qualche leader indossasse maglioni di cachemire.

A centro, nella capiente pancia della balena bianca, tutti gli altri. Chi aveva lo stipendio ottenuto negli anni del boom grazie a politiche del “ tutti assunti nella P.A” in virtù dei dollari che arrivavano dagli USA per fermare la temibile avanzata del comunismo d’oltre confine, chi nella chiesa aveva il suo protettore che sponsorizzava assunzioni e proposte di legge, così come presidenti del consiglio tutori di un ordine e di una morale poco attenta alla laicità e chi aspettava soltanto il suo turno per sedersi al desco di mamma Italia ed intanto andava a messa la domenica mattina arrangiandosi come poteva negli altri giorni.
Poi venne Di Pietro e scoprì l’acqua calda: tutte le gare erano pilotate per far vincere l’impresa che ritornava una percentuale al partito che l’aveva sponsorizzata. Il cremlino mandava rubli al PCI come la Cia li inviava alla DC. Scoprì che ovunque scorresse denaro governativo c’era un segretario di partito che, Cencelli alla mano, reclamava la sua quota di estorsione. La chiamavano finanziamento ai partiti, anche Riina tento di chiamarla così ma ebbe altro esito. Non era organizzato come sono organizzate le famiglie di oggi in tutta Italia.
Insomma fu necessario schierare contro la gioiosa macchina da guerra di Occhetto nientemeno che il compare di Craxi: Berlusconi.
Allora con un accordo, al nord, con la Lega nemica dei ladroni di Roma e dei terroni del sud che continuavano a non lavarsi e a non essere sommersi dall’invocata eruzione del Vesuvio e dell’Etna e con un accordo con lo sdoganato MSI-DN, al sud, riuscì ad imporre una nuova versione del pentapartito con una soluzione del “tutti dentro”.
E le sinistre avevano girotondini ed intellettuali pronti a scendere in piazza ad ogni allarme legislativo contro le ingiustizie sociali.
Oggi abbiamo una sinistra, con Renzi , che difende i valori della destra.Una destra populista che, con la Meloni, difende i valori degli ultimi. Una Lega, di Maroni, che arruola meridionali ma continua a chiamarli terroni. Dei vetero democristiani, con Alfano, al governo con Renzi che si ingrassa col mercato degli extracomunitari. Ed i grillini che fanno scuola sulla pelle degli italiani e continuano a non capire il messaggio del fondatore interpretando le parti più varie così deludendo una gioventù ormai confinata a nuove forme di schiavismo. Ed infine un sindacato che si gode i frutti del suo meritato decennale asservimento con pensioni che gridano vendetta.


Si, ammetto di essere confuso.

Carlo Mocera

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