Ogni
guerra ha il suo generale, il suo vessillo e il suo grido di battaglia.
Il
generale che si è imposto in una lotta fratricida all’interno del PD all’indomani
delle politiche del 2013 è stato Renzi. Per resa di Bersani e voltafaccia dei suoi
sostenitori. Superata la parentesi Letta e innalzato il vessillo del
centrosinistra, al grido di battaglia” rottamiamo” Renzi ha iniziato la sua guerra.
Il campo scelto è stato l’antipolitica.
Grazie al ventennio berlusconiano
servito solo a sanare le sue imprese, attorniato da nani e ballerine, il
Cavaliere non si è accorto che la classe dirigente che allevava, pur si
occupare posti nevralgici del potere in Italia, gli votava nipoti inverosimili
e chiudeva tutti e due gli occhi sui capricci sessuali del Re. Chiaro che il
popolo ha iniziato a stancarsi di quel sistema e di quella politica. Poi, complici
i poteri economici che hanno in mano il debito dell’Italia, l’interregno di
Monti e Letta hanno fatto il resto. Chiaramente chi non aveva cambialette
politiche in mano a firma del politichetto di turno (assunzioni, promozioni,
vantaggi personali… ) ha optato per il movimento 5 stelle. Ma l’avvicinamento
al potere di Grillo, forte del suo terzo di elettorato italiano, prevedeva di
non entrare e, dunque, legittimare nessuno dei partiti responsabili dell’affondo
dell’economia italiana. Il terzo riferibile a Berlusconi, saggiamente, intuita
la manovra internazionale, coperta dal furbo Napolitano, ha deciso nelle
segrete stanze di stare al potere senza uomini in campo: consociativismo
esterno. Chi non aveva il “quid” del capo di un centrodestra credibile è andato
a supportare il centrosinistra. E molti hanno aperto trattative con Alfano che
piano, piano s’è ritagliato un suo campicello dove ha messo di guardia alla
cassa moglie, fratello e parenti vari.
Ora
sul campo dell’antipolitica Renzi, forte del mandato della sua segreteria personale
che si riunisce alla leopolda, è andato all’attacco della segreteria del PD.
Oggi segretario e domani, con concessioni e spartizioni varie, Presidente del Consiglio.
Spartito ogni scranno futuro e ogni poltrona presente ha iniziato a governare. In
ogni battaglia che si è intestato ha registrato una perdita.
Scuola:
la maggioranza dei docenti e non, d’Italia, lo aspetta al varco per fargli pagare
una finta rivoluzione che ha fatto strage di posizioni precarie ma consolidate
nel tempo.
Disoccupati:
qui ha fatto strame di giovani, adulti, operai ed impiegati e over cinquanta… E
tutti lo aspettano al varco prima delle amministrative e poi del referendum di ottobre.
Ricerca
e università: la sottrazione sempre più acuta e tragica di risorse sta
depauperando il suo vero serbatoio elettorale. I ragazzi sono abbandonati a
rette impossibili per chi ha sempre
usato l’istruzione come ascensore sociale.
Famiglia:
anche qui, seppur con la finta tutela familiare di Alfano, non ha costruito
niente. Ha dovuto ricorre alla finta mossa sulle unioni civili piena di attesa
e vuota di risultati.
Banche
e poteri forti: in questo campo ha, pedissequamente, eseguito il crono
programma che gli hanno imposto. Il risultato è il massacro di diritti degli
italiani.
Immigrazione:
qui ha battuto forte i pugni a Strasburgo e gridato piano in Italia con il
risultato che Salvini, a grandi falcate, lo tallona nonostante il vuoto
pneumatico della sua proposta politica.
Demagogia
e teatralità: ecco le vere armi che gli hanno dato qualche vittoria campale.
Con una manovra condotta in prima linea dettata al suono della sua proverbiale
annuncite e con il sostegno della sua cavalleria insediata nella maggioranza
degli organi di informazione riempie le pagine e i titoli della stampa. Seguito da una tv che lo osanna
Partito:
in questo campo c’è il vero rebus. Vero è che gli iscritti erano stanchi dei
giochi delle segreterie passate ma vedersi sfilare un partito, una tradizione,
un orgoglio da parte di transfughi del campo opposto credete che tutti i
militanti siano disposti ad accettarlo?
Carlo
Mocera
Non sono d'accordo in tutto...
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