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domenica 17 aprile 2016

LA CRISI PARTE DA LONTANO di Ventodirivoluzione

Oggi diciamo c’è la crisi. Alcuni invece dicono che sia “già” finita. Ma com’è nata? Perché? Soprattutto com’è possibile che non ci siamo accorti di quello che ci stava cadendo addosso? La regina Elisabetta fece quest’ultima domanda rivolgendosi agli economisti. La risposta quale fu? “I sismologi studiano i terremoti, ma quando questi si verificano, la colpa mica è loro”. Quindi le crisi sono come i terremoti? Direi di no. A suo tempo capiremo perché. Ora torniamo al nostro racconto.
Questa è stata una crisi spaventosa, la peggiore dalla crisi degli anni ’30 (nota come Grande Despressione) ed ha preso il nome di Grande Recessione. Ha fatto danni incredibili, rovinato famiglie, messo in ginocchio Paesi. Milioni di persone sono state colpite duramente, sono state distrutte da questo incubo, che purtroppo è più che mai reale. Milioni di famiglie hanno temuto il peggio. Uno, nessuno, centomila scriveva Pirandello. Ecco questa è la storia di “Uno”. Uno è semplicemente una persona di quei milioni schiacciati da un peso che non possono sopportare. Uno, è una persona comune, come tante. Ha una famiglia. Una moglie, due figli. Un lavoro discreto, la paga non è male. Uno ha messo da parte dei risparmi. Sono depositati in una grande banca, si può stare tranquilli. Parte del denaro decide di investirlo. Certo meglio non rischiare. “Cerchiamo qualcosa di abbastanza sicuro” dice alla moglie. La banca consiglia un fondo comune. È il 2005.
“Uno sguardo nel passato…”
Nel frattempo le banche statunitensi hanno iniziato a concedere dei mutui ipotecari senza troppe garanzie. Per farla breve i mutui potevano essere “prime”, con garanzie (mutui per ammontare al di sotto del valore dell’immobile, a soggetti con determinate qualità reddituali) oppure “non prime”, fra questi di particolare rilevanza furono i “mutui subprime”, che divennero tristemente famosi. Dal 2000 le banche iniziarono ad aumentare l’erogazione di questi ultimi. Mutui subprime sono senza garanzie. Erogati a soggetti anche senza lavoro, bassi redditi, per valore pari al valore dell’immobile a tassi variabili. Inizialmente questi tassi erano molto bassi (anche l’1%) così famiglie con redditi modesti riuscirono a permetterseli. Il valore degli immobili era molto alto. Anzi troppo. Si creò una vera e propria bolla speculativa. Visto che i tassi delle attività finanziarie erano molto bassi, gli investimenti vennero incanalati nel mercato immobiliare. I prezzi aumentarono notevolmente. La bolla funziona come un palloncino dopo un po’ che la gonfi, scoppia. La Federal Reserve aumenta i tassi d’interesse, il valore delle attività immobiliari si riduce. Le famiglie che avevano contratto mutui subprime (a tasso variabile) vedono aumentare di molto e rapidamente la rata da pagare. Non hanno soldi. Non possono pagare. Questo era lo scenario che si stava creando negli Stati Uniti dove Uno viveva. Una domanda a questo punto del racconto sorge spontanea. Perché le banche decisero di assumersi un rischio così elevato, concedendo prestiti a soggetti che non potevano ripagarli?La risposta è allarmante. Le banche giravano questi prestiti a delle SPV, società veicolo. In questo modo riducevano i loro rischi, trasferendoli a queste società. Le SPV trasformarono questi prestiti in titoli, detti ABS che vennero collocati sul mercato e potevano essere sottoscritti da investitori di tutto il mondo (trasferiscono i rischi a tutti coloro che li avrebbero sottoscritti). Vennero poi inseriti all’interno di titoli molto complessi, definiti titoli “salsiccia”. Troppo complicati anche per le agenzie di rating (che devono valutarne la “sicurezza”) che li classarono positivamente. Investitori, anche professionali (come fondi comuni) sottoscrissero questi titoli (che in parte erano anche garantiti dalle banche stesse). Era l’inizio della fine.
“L’inizio della fine”
Uno era incurante di tutto questo. Non poteva accorgersi di quello che stava accadendo. Non aveva una così alta cultura finanziaria, così chiese consigli. Il fondo comune era una buona scelta per i suoi risparmi. Persone più competenti avrebbero gestito i suoi soldi. È l’inizio del 2007. Ancora nessuno sa cosa sta per accadere. Pochi anni prima il premio Nobel per l’economia Lucas aveva detto:”il compito della macroeconomia è evitare le crisi e si può dire che abbia avuto completamente successo”. Lucas sarebbe stato di li a poco smentito. Nel 2007 molte rate dei mutui subprime non vengono pagate. Si inizia a vedere che un problema esiste, ma lo si trascura. Si pensa che di lì a poco sarebbe stato risolto. Alcune banche rischiano il fallimento, ma il governo interviene con dei salvataggi. “Uno” ha i suoi risparmi in una grande banca, è tranquillo come molte altre persone. Si pensa “troppo grande per fallire” (too Big to fail). È la fine dell’estate 2008. Succede l’impossibile (o meglio ciò che si credeva essere impossibile, ma che in realtà era molto prevedibile). Una delle più grandi banche Lehman Brothers fallisce. Lo Stato non interviene. È una tragedia, si diffonde un’ondata di panico. Se fallisce Lehman Brothers allora può fallire chiunque. Uno è spaventato, sua moglie pure. I figli troppo piccoli per capire, ma piangono, perché c’è aria di disperazione. Uno allora corre, veloce, si affretta per andare in banca a ritirare i suoi soldi. Ha paura che anche la sua banca possa fallire. Il suo fondo comune aveva sottoscritto parte di quei “titoli salsiccia”. Ora stavano perdendo rapidamente valore. Le agenzie di rating li declassano tardivamente. Uno come altri chiede al fondo la sua quota. Il fondo prova a vendere questi titoli. Non riesce. Ci riprova, il prezzo ormai è bassissimo, al di sotto, e di molto, di quanto sono stati pagati. Ma nulla. Questi verranno in seguito definiti “titoli tossici”. Nessuno è disposto a comprarli. “Uno” è nel panico. Come lui tutti gli altri. Inizia la “corsa agli sportelli”. Tutti vogliono ritirare i propri soldi. Salvare almeno qualcosa. Le banche, anche quelle meno coinvolte subiscono questi Bank runs. È davvero la fine. Le banche non hanno liquidità. Falliscono. Gli Stati tentano dei salvataggi. I risparmiatori sono nel panico. Uno è fra loro, è solo uno dei tanti, “uno su mille ce la fa”, ma Uno fa parte degli altri 999. Ha perso tutto.





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